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Stangate e imprese coloniali
Il 6 ottobre ha visto una grande mobilitazione popolare, andata anche molto al di là delle intenzioni della direzione moderata della CGIL e nonostante il tradimento di CISL e UIL, per protestare contro gli iniqui tagli che il governo si sta apprestando a varare, con la benedizione del solito presidente Napolitano, e la timida e contraddittoria opposizione delle ex-sinistre.
Quasi tutti i partiti sono infatti d'accordo sul fatto che la manovra draconiana impostaci dai tecnocrati finanziari europei è necessaria per far diminuire il disavanzo pubblico. La manovra impostata dal governo è particolarmente ingiusta, oltre che improvvisata, e svela anche le lotte al coltello che avvengono tra i partiti della coalizione governativa per scaricarsi l'uno sull'altro il peso dell' impopolarità della manovra. Vengono comunque colpiti settori essenziali quali la scuola, la ricerca, i servizi e le amministrazioni pubbliche. Viene imposta una piccola tassa demagogica sui redditi più alti (3% sui redditi oltre i 300.000 Euro annui!), non vengono toccati in alcun modo i patrimoni ed i capitali speculativi o i capitali in fuga dall'Italia, ed invece colpiti tutti i cittadini, ricchi e poveri, con l'aumento dell'IVA voluto dalla Confindustria. Si colpiscono le pensioni e si aggravano le condizioni dei lavoratori che devono andare in pensione, specie le donne, allungando i tempi necessari ad avere una pensione. Si attacca frontalmente il diritto alla stabilità del posto di lavoro, togliendo ogni ostacolo ai licenziamenti con l'ignobile articolo 8.
Anche la cosiddetta opposizione, che però non presenta alcuna controproposta complessiva coerente o una diversa impostazione dell'intero problema, non dice l'elementare verità. E cioè che le stangate servono a pagare essenzialmente i debiti che gli stati hanno con il mondo finanziario, cioè ad assicurare gli interessi alle grandi banche. D'altra parte lo stesso avviene negli Stati Uniti dove il sempre più ineffabile Obama, eletto con il denaro delle banche (ed in particolare della Goldman& Sachs) ha speso centinaia di miliardi pubblici (cioè estorti ai contribuenti americani) per salvare le stesse banche dal fallimento.
Una sola voce non viene mai tagliata, ma anzi continua ad aumentare. Le spese militari che servono a rendere sempre più tecnologico e costoso il nostro arsenale bellico ed ad alimentare tutte le guerre neo-coloniali in cui, attraverso il tramite della NATO, fiancheggiamo le aggressioni dell'imperialismo americano e dei vecchi colonialisti europei contro gli stati asiatici, balcanici, mediorientali ed africani ricchi di risorse da spartirsi tra i vincitori, o di grande interesse strategico.
Non a caso gli Stati Uniti da soli spendono oltre il 50% delle spese militari mondiali, hanno basi permanenti in oltre 50 stati (le ultime in Kossovo, Iraq e prossimamente in Libia) e patti militari con 140 paesi in tutto il mondo. Insieme agli alleati della NATO (che rappresentano, insieme agli USA meno del 15% della popolazione mondiale) vengono spesi oltre i tre quarti delle spese per armamenti nel mondo. Lo scopo evidente dei paesi ricchi dell'occidente, man mano che una crisi economica irreversibile li attanaglia, è quello di far paura alla concorrenza dei paesi emergenti (Cina in testa) con la potenza militare e depredare i paesi più deboli.
Dopo Jugoslavia, Afganistan, Iraq, Somalia, ora è stata la volta della Libia (il paese a più alto benessere pro-capite dell'Africa secondo le statistiche dell'ONU) ad essere bombardata, sottomessa e distrutta con l'aiuto dei soliti mercenari locali (tra cui molti ex-combattenti della jihad islamica in Afganistan). La cosa più ignobile è che queste azioni criminali sono giustificate con la "difesa dei diritti umani" e "la difesa dei civili" e da mille incredibili bugie alimentate dai soliti giornalisti opportunisti e venduti, come già in Iraq (armi di distruzione di massa inesistenti), come già in Romania (mai avvenuto "massacro di Timisoara") come già in Kossovo (presunto "massacro di Rakac"), ecc.
Il prossimo obiettivo sembra la Siria, già sotto tiro. Ma l'imbelle movimento "pacifista" italiano dove è finito? Come fa l'opposizione ad appoggiare attivamente l'aggressione e chiedere esplicitamente altro sangue in Siria o altrove? Pochi gruppi di reale opposizione resistono, ma la soluzione e sempre la stessa: è necessario ricostituire un rinnovato fronte di reale opposizione anticapitalista ed antimperialista a sinistra, a partire anche dalla difficile situazione nella quale ci troviamo.
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