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NOI IL DEBITO NON LO PAGHIAMO
Sabato 1° novembre si è svolta a Roma, al teatro Ambra Jovinelli, nel silenzio generale di tutti i principali mezzi di informazione, una partecipata e combattiva assemblea che dopo molto tempo ha visto finalmente rappresentanti di movimenti, organizzazioni politiche della sinistra, sindacati di base ed anche dell'ala più combattiva della FIOM, convergere finalmente su un programma minimo comune di fronte al tentativo dei padroni di scaricare sui lavoratori i costi della crisi del capitalismo.
Al primo punto di questo programma è il rifiuto di pagare il debito imposto agli stati, con la complicità dei rispettivi governi, dalle grandi banche internazionali. La crisi del capitalismo, che vede diminuire drammaticamente i tassi di profitto, come i grandi fondatori del socialismo scientifico - Marx ed Engels - avevano perfettamente previsto, induce i grandi gruppi capitalistici a ricorrere sempre più, attraverso il sistema bancario, alla speculazione finanziaria.
Singoli cittadini e interi stati subiscono gli attacchi speculativi, vengono indebitati e sottoposti ad usura. Se alcuni stati non sono più in condizioni di pagare, i grandi della Terra si riuniscono per correre in aiuto, non degli stati, ma delle banche, con immissione nelle loro casse di migliaia di miliardi, che immediatamente vanno ad alimentare, non investimenti, ma nuove speculazioni.
In queste condizioni il nuovo presidente della Banca Europea, il tanto decantato da destra e da sinistra Mario Draghi, ex vicedirettore della Goldman&Sachs, si permette di rivolgere agli Italiani, dalle colonne del "Corriere della sera", una lettera pubblica minacciosa, invitando tutti i lavoratori ad aumentare i sacrifici e rinunciare ai diritti, per poter pagare il debito e salvare l'Euro e i corsi bancari.
Sulla parola d'ordine della moratoria del debito è stata indetta per il 15 novembre una manifestazione nazionale a Roma, in collegamento con le manifestazioni che avverranno nella stessa data in tutto il mondo capitalistico, dalla Grecia in rivolta, agli "indignati" della Spagna e di Wall Street.
Accanto alla moratoria del debito altri 4 punti qualificanti caratterizzano la piattaforma:
taglio delle spese militari e fine di tutti gli interventi militari in corso, a partire dalla Libia e l'Afganistan; difesa dei diritti dei lavoratori; salvaguardia dei beni comuni; difesa della democrazia con un ritorno al sistema proporzionale e trasferendo i costi della politica alla scuola e alla ricerca
Nell'assemblea si sono timidamente affacciati anche Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista e qualche rappresentante dei Comunisti Italiani. Ferrero ha fatto anche un'autocritica, ma non si capisce se abbia capito bene la lezione; comunque meglio del piccolo avventuriero Vendola che nello stesso giorno si autoproponeva ancora a Piazza Navona come capo dell'ammucchiata del centrosinistra, pronta a prostrarsi davanti a Draghi e alla Marcegaglia.
Speriamo che di fronte alla gravità dell'attacco padronale e speculativo la sinistra riesca a ritrovare uno spirito unitario e propositivo, prosciugando la palude della falsa alternanza.
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