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La VOCE  ANNO  XIII  N° 10

GIUGNO    2011

PAGINA 3

Vittorio è stato  ucciso per dare un segnale:
"State alla larga da Gaza e dalla Palestina"


Le cause e la dinamica del sequestro e dell'uccisione di Vittorio Arrigoni, attivista e corrispondente  del movimento internazionale di solidarietà con la Palestina da Gaza,  sono in corso di ricostruzione. Alcune informazioni e alcune valutazioni possono però essere indicate sin da ora.

Vittorio era in procinto di rientrare in Italia per poter collaborare alla missione della Freedom Flotilla che a giugno intende rompere l'assedio della popolazione palestinese  di Gaza, un assedio che Vittorio ha sistematicamente denunciato e documentato da anni.

Vittorio è stato trovato già morto quando la polizia palestinese, aiutata dalla popolazione,  era riuscita a trovare il posto dove era tenuto sequestrato. L'ultimatum di 30 ore dunque era solo pretestuoso. I sequestratori sono giovanissimi, di cui almeno uno è cittadino giordano e non palestinese.

Il gruppo che ha sequestrato e ucciso Vittorio appartiene alla galassia dei gruppi islamici salafiti, molto diversi dalla corrente dell'islam politico a cui fa riferimento il movimento Hamas che governa la Striscia di Gaza. Questi gruppi sono molto più attivi contro le altre correnti islamiche e i regimi arabi - accusati di apostasia - che contro l'occupazione israeliana della Palestina o la presenza militare USA in Medio Oriente.

Alcuni di questi gruppi islamici appartengono al network dell'islam  politico che fa riferimento,  viene  finanziato e armato dall'Arabia Saudita.  Alcuni di questi gruppi hanno già provocato  scontri e serissimi problemi nei campi profughi palestinesi in Libano.

In queste settimane  in cui le alleanze  in Medio Oriente vengono bruscamente rimescolate dalle rivolte popolari e dalle  tensioni in tutta la regione, la monarchia saudita ha stretto una alleanza con Israele all'insegna del comune  nemico rappresentato dall'Iran e dalla sua influenza nella regione del Golfo e in Medio Oriente. Questa alleanza è stata rinsaldata in un recente vertice a Mosca nel quale erano presenti sia Netanyahu che i dirigenti dei servizi di sicurezza sauditi.

In queste settimane le autorità  israeliane hanno avviato una campagna di intimidazione contro gli attivisti e le campagne internazionali di solidarietà con la Palestina, in particolare contro la Freedom Flotilla che partirà a giugno diretta a Gaza e la campagna di Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni verso Israele. Le autorità israeliane hanno chiesto ai governi dei paesi da cui partiranno le navi o in cui sono attive le campagne di boicottaggio di intervenire contro gli attivisti. Il premier italiano Berlusconi ha già raccolto la richiesta del governo di Israele. I servizi di sicurezza israeliani si sono attivati per utilizzare ogni mezzo necessario per tenere gli attivisti internazionali alla larga da Gaza e dalla Palestina.

Non abbiamo tutte  le prove,  ma riteniamo che il sequestro e l'uccisione di Vittorio possa rientrare in un lavoro sporco realizzato dai gruppi islamici legati al network dell'Arabia Saudita oggi alleata di Israele. Il messaggio agli attivisti  internazionali è chiaro e inquietante:  "State lontani da Gaza, state  lontani dalla Palestina",  "Nessuna internazionalizzazione sulla questione palestinese verrà tollerata dalle autorità di Tel Aviv e dai suoi alleati".

Vogliamo mandare  un messaggio chiaro e forte a tutti coloro che in Israele o nel mondo arabo, in Europa o negli Stati Uniti intendono stringere il cappio dell'isolamento e della liquidazione  intorno al diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese: non ci fermerete fino a quando in Palestina non ci sarà il pieno riconoscimento dei diritti dei palestinesi.  Lo dobbiamo a questo popolo che lotta per la sua libertà da sessanta anni e adesso lo dobbiamo anche a Vittorio.

Il Forum Palestina


Il G.A.MA.DI. e la redazione de La VOCE si associano al dolore e alla rabbia di tutti coloro che riconoscono in Vittorio Arrigoni un combattente onesto, coraggioso e sincero, sottratto in modo criminale al suo generoso contributo in difesa della giustizia e della dignità del popolo palestinese.

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