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La VOCE ANNO XIII  N° 2

   OTTOBRE  2010

PAGINA 7

d'Ottobre del 1917, carica che tenne fino al 1923.

Ma è un libricino "millelire" (anche se costa euro 3,50) "Stalin in Italia ovvero Bepi del giasso" (giasso sarà ghiaccio?) di Raffaele K. Salinari , "rimasto colpito dal colloquio immaginario disegnato da Hugo Pratt", che ricostruisce il passaggio in Italia, nel 1907 del giovane Koba.

Salinari ha un curriculum, da far invidia ai più, come ci racconta Antonini.E' medico chirurgo, ha lavorato per una ventina di anni come medico responsabile di programmi socio-sanitari nei luoghi più sperduti del pianeta. Consulente delle Nazioni Unite sui problemi sanitari e insegna presso ben cinque università, fra cui in Spagna nella città di Tarragona. Nel tempo libero, poco  si presume, canta e suona in un gruppo rock ma è anche pubblicista e saggista, non è un nostalgico stalinista, la recensione del libricino é fatta da un troskista, ma ha tanta nostalgia di Hugo Pratt di cui ha seguito le tracce.

Nel mio piccolo ho seguto le tracce storiche di Stalin nell'anno 1907.Nel libro dello storico inglese Ian Grey "Stalin. Man of History" , la migliore biografia di un autore non comunista secondo lo storico belga Ludo Martens in "Stalin un altro punto di vista",così si riporta:

"Nel biennio 1907-1908 Stalin diresse con Ordzonikidze e Vorosilov, segretario del sindacato
del petrolio, una lotta legale di grande ampiezza tra i 50.000 lavoratori dell' industria petrolifera di Baku. Essi riuscirono a strappare il diritto di eleggere dei rappresentanti dei lavoratori che si riunirono in una conferenza per discutere una contrattazione collettiva concernente i salari e le condizioni di lavoro. Lenin salutò questa lotta, che avveniva nel momento in cui la maggior parte delle cellule rivoluzionarie aveva cessato ogni attività".

Barbusse ricorda, che dopo il V congresso del Partito socialdemocratico  che sancì una grande vittoria dei bolscevichi, Stalin dirige a Baku "Il proletario di Baku", dopo aver diretto a Tiflis "Il Tempo". Stalin era sempre ricercato dalla polizia zarista e nei suoi continui spostamenti l"ostacolo più grande era che si doveva portarsi con sè la tipografia clandestina. La tipografia,dopo esser stata trasportata anche in un cimitero, finì nel giardino della casa di Khachim, vecchio contadino mussulmano, dove nel 1907 come Barbusse scrive:

"
Il vecchio contadino Khachim,dopo la fine del movimento rivoluzionario, ritorna a casa e si mette a ispezionare il pezzetto di terra. Qui aveva interrato la piccola tipografia clandestina molti mesi prima, all' atto di abbandonare in fretta e furia l'alloggio che era stato poi occupato dai soldati. Tutto era stato messo a soqquadro in casa e fuori, e i pezzi della tipografia disotterrati e gettati alla rinfusa nel giardino.Khachim si mette a cercare pazientemente tutti quei pezzi di piombo,a metterli insieme, e quando finalmente li ha riuniti, dice al figlio: Vedi, è proprio con questi che è stata fatta la rivoluzione".

Credo anche  che sia giusto e doveroso ricordare che Checchino Antonini è uno dei giornalisti di Liberazione firmatari della "LETTERA DI UN GRUPPO DI REDATTORI" del 11 aprile 2009 amareggiati e delusi solo perchè il giornale si era permesso di recensire il libro di Domenico Losurdo  "Stalin. storia e critica di una leggenda nera".

Se Salinari non ha nostalgie staliniste, Antonini non nasconde le sue simpatie troskiste con l'articolo "TROCKIJ L'ERESIA POSSIBILE" su Liberazione di sabato 21 agosto 2010.

Stalin come ricorda Orakhelachvili,suo compagno di lotta nei primi anni da rivoluzionario:

" non amava ingiuriare gli avversari, la violenza del linguaggio era per lui un'arma proibita. Tutt'al più, dopo aver dimostrato l'incosistenza degli argomenti dell'avversario e ridotto al silenzio il contradditore con una discussione serrata, ecco a colpir di freccia usando una espressione corrente e proverbiale nella Transcaucasia: Tu che sei un tipo così straordinario, perchè indietreggi di fronte a gente così di poco conto come noi?"


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