LA VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   SCIENZA 

GIÙ

Stampa pagina

 Stampa inserto 

LA VOCE 1010

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

La VOCE ANNO XIII   N° 2

OTTOBRE  2010

Pagina 5

dogli di "smetterla di fare il codardo lanciando insulti a distanza". Qualche giorno dopo il leader venezuelano  ha accusato Uribe di essere un "servo dell' impero". Inoltre, l' ultimo atto di Uribe che presidente è stato quello di denunciare Chavez davanti alla Corte penale internazionale per aver dato rifugio ai guerriglieri colombiani.


Un nuovo contesto

Ma tra i due ci sono stati anche momenti  di distensione negli otto anni di convivenza forzata. E' successo ad Hato Grande, nel 2007, quando Chavez  è stato nominato mediatore  tra le Farc e il governo colombiano , e nel  luglio del 2008 quando Uribe ha visitato il Venezuela , annunciando l' inizio di una "nuova tappa" nei rapporti bilaterali tra i due paesi. Le parole, però, non sono mai state seguite dai fatti..

Oggi la situazione è diversa. Chavez ha bisogno di un colpo di scena  in vista delle  elezioni parlamentari del 26 ottobre. Tra recessione, crisi energetica, inflazione e corruzione, il suo governo attraversa un brutto momento.

Mostrandosi bendisposto nei confronti di Santos almeno fino alle elezioni, mette in cattiva luce il suo grande nemico Uribe. E riallacciando i rapporti commerciali con il paese vicino pone rimedio ai risvolti negativi di una politica d' importazione sbagliata, come dimostra il caso delle 104mila tonnellate di alimenti andati a male ritrovati nello stato di Corobobo.

Da parte sua, Santos riattiva un canale di esportazione fondamentale per il suo piano di "prosperità commerciale", con cui punta a portare la disoccupazione al di sotto del 10 per cento.

E la presenza delle Farc in Venezuela? Il tema è stato trascurato. Chavez si è limitato ad un impegno generico contro la guerriglia. Le Farc saranno oggetto di un altro vertice, o della prossima rottura.

STATI UNITI: UNA MOSCHEA  PER  DIFENDERCI

E' una tentazione forte leggere il sostegno del presidente Barack Obama alla moschea e al centro islamico che sorgeranno a Manhattan solo in termini di politica  interna, come se fosse un rimprovero ai repubblicani che hanno sollevato un polverone contro il progetto. Però la sorprendente mossa di Obama, che ha deciso di entrare direttamente in questa polemica, ha un obiettivo più alto: il presidente sa bene che il modo migliore per isolare gli estremisti islamici è fare appello ai musulmani.

I musulmani sono lo strumento  fondamentale per tenere a freno la diffusione dell' islam radicale in tutto il mondo. E negli USA  sono in prima linea difensiva per i cittadini comuni che sono nella posizione migliore per aiutarci a sventare i complotti terroristici sul nascere. Ma il modo più sicuro per far sentire i mussulmani isolati é usarli come capro espiatorio per le azioni degli estremisti.

Nel progetto del centro islamico di  Manhattan non c'è niente di provocatorio o politico. Non sorgerà un Ground Zero. La vicinanza al luogo degli attentati  dell' 11 ottobre  è pura coincidenza.

Questo progetto non è l' occasione adatta per fare leva sulla sensibilità, sincera anche se fuori posto  di alcuni oppositori.  La libertà di culto  è uno dei nostri valori fondanti, che sono anche la difesa migliore contro tutti i nemici.

Come leader del paese Obama è il custode di quei valori  e ha il dovere di intervenire quando li vede minacciati. Ma soprattutto è l' uomo che ha il compito di vegliare sulla sicurezza nazionale e, nell' interesse di questo paese, niente è più efficace che conquistarsi la fiducia dei musulmani e unirsi a loro per sconfiggere gli estremisti islamici.

  P R E C E D E N T E   

    S U C C E S S I V A  

 LA VOCE   COREA   CUBA   JUGOSLAVIA   SCIENZA 

SU

Stampa pagina

 Stampa inserto 

LA VOCE 1010