|
primo paese in cui 400 mila africani, resi schiavi e oggetto della trratta di esseri umani da parte degli europei, si ribellarono contro 30 mila padroni bianchi di piantagioni di canna da zucchero e di caffé, portando a termine la prima grande rivoluzione sociale nel nostro emisfero.-
Lì sono state scritte pagine di gloria ineguagliabile. Venne sconfitto il più eminente generale di Napoleone. Haiti è un preciso prodotto del colonialismo e dell'imperialismo, di oltre un secolo di utilizzazione delle sue risorse umane nei lavori più duri, degli interventi militari e dell'estrazione delle sue ricchezze.
Questa dimenticanza storica non é così grave quanto il fatto reale che Haiti costituisce una vergogna della nostra epoca, in un mondo dove prevale lo sfruttamento ed il saccheggio a scapito dell'immensa maggioranza degli abitanti del pianeta. Migliaia di milioni di persone in America Latina, in Africa e in Asia patiscono carenze simili, anche se forse non tutte in misura così grande come Haiti.
Situazioni come quella di quel paese non dovrebbero esistere in nessun luogo della Terra, dove invece abbondano decina di migliaia di città e di paesi in condizioni simili e a volte peggiori, a causa di un ingiusto ordine economico e politico internazionale imposto al mondo. La popolazione mondiale non è minacciata unicamente da catastrofi naturali come quella di Haiti, che è solo un pallido esempio di ciò che potrebbe succedere nel pianeta con il cambiamento climatico, che a Copenaghen è stato veramente oggetto di burla, di beffa e di inganno.
È giusto dire a tutti i paesi ed a tutte le istituzioni che hanno perso dei propri cittadini o dei dei membri a causa della catastrofe di Haiti: non dubitiamo che realizzerete in questo momento il maggiore sforzo per salvare vite umane ed alleviare il dolore di questo popolo tribolato. Non possiamo incolparvi del fenomeno naturale che si é lì verificato, anche se siamo in disaccordo con la politica adottata nei confronti di Haiti. Non posso esimermi dall'esprimere l'opinione che è giunta l'ora di cercare soluzioni reali e vere per questo popolo fratello.
Nel campo della salute ed in altri settori Cuba, nonostante sia un paese povero e sottoposto al blocco, da anni coopera con il popolo haitiano. Circa 400 medici e specialisti sanitari prestano cooperazione gratuita a favore del popolo haitiano. Ogni giorno, i nostri medici lavorano in 227 dei 337 comuni del paese. Inoltre, non meno di 400 giovani haitiani si sono formati come medici nella nostra Patria. Lavoreranno ora con i rinforzi partiti ieri per salvare delle vite in questa critica situazione. Possono essere quindi mobilitare, senza un particolare sforzo, fino a mille medici e specialisti sanitari, che si trovano ormai quasi tutti sul posto, pronti a cooperare con qualsiasi altro Stato che voglia salvare delle vite haitiane e curare i feriti.
Un altro elevato numero di giovani haitiani stanno frequentando i corsi di laurea in Medicina a Cuba.
Cooperiamo inoltre con il popolo haitiano in altri campi che sono alla nostra portata. Non ci sará, tuttavia, nessuna altra forma di cooperazione degna di questo nome, se non quella di lottare nel campo delle idee e dell'azione politica per mettere fine alla tragedia senza fine di cui soffrono numerose nazioni come Haiti.
La responsabile del nostro contingente medico ha informato: " La situazione è difficile, ma abbiamo già iniziato a salvare delle vite". Lo ha fatto con uno scarno messaggio alcune ore dopo il suo arrivo a Port-au-Prince con ulteriori rinforzi medici.
Nella notte, ha comunicato che i medici cubani ed i laureati haitiani dell'ELAM si stavano dislocando in varie parti nel paese. Avevano già preso in cura a Port-au-Prince oltre un migliaio di pazienti, mettendo urgentemente in funzione un ospedale che non era collassato ed utilizzando tende dove era necessario. Si stavano preparando ad installare rapidamente altri centri di pronto soccorso.
Sentiamo un sano orgoglio per la cooperazione che in questi tragici istanti i medici cubani ed i giovani medici haitiani laureatisi a Cuba stanno prestando ai loro fratelli di Haiti!
14 gennaio 2009
|
|