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APPELLO PER UN FORUM DI DISCUSSIONE AGLI ADDETTI ALLA RICERCA SCIENTIFICA


Lo sviluppo scientifico-tecnologico ha un potenziale liberatorio intrinseco per l'umanità
, sotto un duplice aspetto, anche se purtroppo "deviato" ed umiliato dalle necessità di profitto del Capitale. Una visione complessivamente positiva della scienza, in quanto supporto della tecnologia e dello sviluppo produttivo, è stata condivisa sia da filosofi "borghesi" come Bacone ed i filosofi positivisti dell'800, sia da Marx e da Engels, che hanno sottolineato come l'evoluzione scientifico-tecnologica potrebbe consentire di far prevalere il lavoro "delle macchine" sul lavoro "vivo", cioè sulla fatica e sul tempo di lavoro dell'uomo-lavoratore. In questa potenziale "liberazione dal lavoro" è la positività dello sviluppo delle forze produttive, anche capitalistiche.
Un secondo aspetto è quello strettamente "epistemologico" della scienza. Nell'ambito delle attività intellettuali umane, con la nascita del
metodo scientifico, ovvero della ricerca razionale  e critica della realtà, basata sul riscontro sperimentale, è nato un potente strumento eversivo delle concezioni arcaiche e sbagliate, uno strumento che ha caratteristiche e potenzialità realmente rivoluzionarie, anche in campo sociale.
Oggi, però, "la scienza come prodotto intellettuale generale …. appare essa stessa come direttamente incorporata al capitale (e la sua applicazione in quanto scienza al processo di produzione materiale appare come distinta dal sapere e dalla capacità del singolo ….) …." (Marx, "Frammento dai materiali preparatori del Capitale del 1863", in appendice a Il Capitale, vol. II, ed. Einaudi Editore, 1975, pag. 1326, 1327, 1328).
Nella realtà
anche il lavoro scientifico appare alienato ed alienante. L'attuale scienziato costituisce una parte minuscola ed iperspecializzata della divisione del lavoro capitalistica, non più lavoratore autonomo ma lavoratore salariato. Oggi la "scienza" egemone è quella prodotta in una attività lavorativa, finanziata, venduta e comprata dal capitale: questo rapporto di lavoro subalterno è quello che stanno cercando di radicalizzare anche con le riforme, i tagli, la privatizzazione delle università e dei centri di ricerca.
Nella situazione attuale l'uomo non è più solo alienato del proprio lavoro, ma anche della propria epistemologia scientifica, cioè della sua libera capacità di pensare.
Ancora subito dopo il '68, nel clima di allora, poteva uscire sui "Quaderni Piacentini", a firma di un gruppo di ricercatori dell'ENEA, un saggio, "La Ricerca al servizio delle Masse", in cui si riteneva possibile già all'interno della società capitalistica l'affermarsi di una teoria e di una pratica scientifica in certa misura indipendente dai condizionamenti del capitale. Oggi circola la proposta, a firma di R. Gessi, della formazione di un gruppo interdisciplinare di lavoro di studenti e studiosi che promuova quelle "ricerche che non siano orientate a scoperte o applicazioni che richiedano ingenti investimenti per essere attuate …. ma che invece siano studiate per una gestione decentrata o polverizzata al singolo individuo, oppure che lo possano diventare attraverso appelli di massa nei confronti delle pubbliche amministrazioni ….".
Si tratta di utopie? Qual è il ruolo dello studente-ricercatore- scienziato parcellizzato oggi? In che misura è possibile sfuggire alla logica del capitale, del profitto e del mercato e sviluppare un pensiero ed una pratica scientifica "critica"? Fondamentalmente questi sono i motivi per il quale si lancia un appello, utilizzando le forze ed i mezzi di comunicazione possibili, compreso un eventuale convegno sul tema, per ottenere un contributo di un gruppo di persone, presenti nelle università italiane e nei centri di ricerca, interessate a dibattere e divulgare le analisi che si svilupperanno nel confronto, sulla situazione della scienza e degli addetti all'attività scientifica in una società a capitalismo iperliberista. 

Roma 23.11.2010     Il Comitato Scientifico del GAMADI

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