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La VOCE  ANNO  XII  N° 8

APRILE    2010

PAGINA 3

Il Vaticano compie i Miracoli. Nelle sue Banche i Narcodollari vengono purificati da ogni Peccato...

La Chiesa cattolica romana - strumento attraverso il quale il cartello della droga messicano ricicla il suo denaro

Se Qualcuno ha giudicato che negli ultimi tempi la Chiesa Cattolica ha perduto una  considerevole quota della sua reputazione, ebbene si prepari a nuove imbarazzanti rivelazioni.
Monsignor Carlos Aguiar Retes di Texcoco, ha recentemente fatto notizia, ammettendo che la Chiesa Cattolica accetta donazioni dalle organizzazioni responsabili del traffico di droga. L'alto prelato, che è anche presidente della conferenza dei vescovi messicani, ha dichiarato che i trafficanti di droga sono molto generosi e che le loro donazioni vengono impiegate per realizzare opere di carità e infrastrutture nei villaggi più poveri. Si tratterebbe insomma di soldi utilizzati in opere pubbliche, come collegamenti stradali, elettricità, ma anche per costruire chiese e  cappelle.
Aguiar ha aggiunto che i narco-trafficanti si avvicinano alla Chiesa in cerca di un conforto spirituale, incoraggiati dalla riservatezza e dalla discrezione del clero cattolico. Naturalmente egli afferma di condannare il traffico di droga e asserisce che il suo intento è quello di portare la pace nelle loro coscienze. Non come lui la pensa il Cardinale Norberto Rivera Carrera di Città del Messico, che ha detto che la Chiesa condanna il traffico di stupefacenti come una piaga sociale e che non accetta i soldi della droga. "Il denaro che viene dal traffico di stupefacenti è illecito e pertanto non può essere pulito mediante progetti di carità", ha detto in una dichiarazione l'arcidiocesi. Ma il caso di Monsignor Aguiar non è isolato.
Qualche tempo fa, la Chiesa cattolica messicana si è trovata in grave imbarazzo sempre a causa delle elargizioni effettuate dai trafficanti di droga in favore di alcuni vescovi. Il caso è scoppiato quando il Vescovo Ramon Godinez Flores di Aguascalientes ha candidamente ammesso davanti ai reporter, che alcuni narco-trafficanti hanno donato somme ingenti di denaro alla sua diocesi.
I trafficanti di droga, ha detto Godinez, sono stati motivati dal desiderio di essere "purificati". Godinez ha inizialmente difeso la sua decisione di accettare il denaro, dicendo che "la chiesa dovrebbe ignorare le origini delle donazioni che riceve, così come Gesù non mostrò alcuna curiosità sull'origine del costoso profumo con cui Maria Maddalena gli lavò i piedi." Nasce il sospetto  legittimo che la Chiesa cattolica romana sia lo strumento, attraverso il quale il cartello della droga messicano ricicla il suo denaro. In generale l'operato del Vaticano in America Latina risulta quantomeno ambiguo. Ricordiamo quando la Santa Sede fece di tutto per proteggere Noriega (uomo usato dalla amministrazione Reagan/Bush nel traffico degli stupefacenti della CIA), il dittatore e narcotrafficante panamense ricercato dalla DEA (Drug Enforcement Administration) americana. A Panama c'erano numerose finanziarie di Marcinkus, Calvi e Sindona e gentilmente Noriega  le proteggeva dagli sguardi indiscreti. Lino Christ, l'abate della parrocchia di Rio de Janeiro e corriere della rete brasiliana del narcotraffico è stato arrestato in Svizzera, le sue valigie contenevano nove chili di cocaina pura per un valore superiore ad un miliardo di lire.
Chi ha avuto modo di osservare lo sviluppo urbanistico del centro di Los Angeles fra gli anni ' 70 e '80, è a conoscenza del fatto che una parte considerevole dei finanziamenti per la costruzione di  uffici e hotels proveniva proprio dai narco-dollari riciclati attraverso Panama.
L'attuale sky-line di Los Angeles sarebbe probabilmente molto diversa da come la vediamo oggi, senza la cocaina. Chiudiamo questa prima puntata dedicata alla "Vatican Connection" con un breve ricordo del boss italo-americano John Gotti, processato dalla giustizia statunitense per i reati di omicidio, usura, racket, ostacolo alla giustizia, gioco d'azzardo illegale, evasione fiscale. Quando la corte distrettuale degli Stati Uniti presieduta dal giudice Leo Glasser domandò a Gotti se lui e i suoi collaboratori fossero mai stati coinvolti nel contrabbando di droga, egli rispose: "No, non siamo in grado di competere col governo."

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