Franco Molfese è nato a Roma nel 1916 e si è laureato in Giurisprudenza e Scienze politiche.
È stato vicedirettore della Biblioteca della Camera dei deputati.
Fra le sue opere citiamo il saggio Lo scioglimento dell'Esercito Meridionale apparso nel 1960 su Nuova rivista storica e l'intervento al Secondo convegno di studi gramsciani raccolto nel volume Problemi dell'Unita' d'Italia (1962).
Ha collaborato alla rivista Studi storici.
I meridionali lo ricorderanno sempre, soprattutto per il suo impegno dalla parte del Sud e per questa sua Storia del Brigantaggio dopo l'Unita'.
Franco Molfese, Il brigantaggio meridionale post-unitario: I. Le Reazioni dell'autunno 1860-inverno 1861, in Studi Storici, Anno 1, 5 pp. 944-1007, Fondazione Istituto Gramsci, Ott-Dic 1960.
Franco Molfese, Il brigantaggio meridionale post-unitario: II. La rivolta contadina del 1861, in Studi Storici, Anno 2, 2 pp. 298-362, Fondazione Istituto Gramsci, Apr-Giu 1961.
Franco Molfese, Storia del brigantaggio dopo l’Unità, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 1966.
Franco Molfese, Storia del brigantaggio dopo l'Unità, Milano, Feltrinelli 1974 (seconda edizione), 8°, pp. 482. (Sottolineature a matita, ma buon esemplare).
Il grande classico sulla storia delle primitive forme di rivolta sociale nel Mezzogiorno d'Italia.
Il brigantaggio che flagellò il Mezzogiorno continentale dal momento stesso dell'unificazione fin verso il 1870, costituisce una delle pagine più fosche e meno note della storia dell'Italia moderna.
Il G.A.MA.DI. può vantare tra i suoi soci e assidui collaboratori, con la carica di Presidente Onorario, il Prof. Franco Molfese, vicedirettore della Biblioteca della Camera dei deputati, autore di "Lo scioglimento dell'Esercito Meridionale garibaldino", "Problemi dell'Unità d'Italia", "Storia del brigantaggio dopo l'Unità", opera unica sull'argomento e di eccezionale interesse storico, che ha raccolto, custodito, arricchito e divulgato un importante patrimonio librario del pensiero comunista e dell'esperienza di lotta e di conquiste del movimento comunista e operaio nazionale ed internazionale, e che alla sua morte ci ha lasciato in eblueità una parte importante della sua libreria, il cui catalogo può essere consultato dagli studiosi interessati scrivendo a roberto.opengates@gmail.com.
12 agosto 2007
Storia del Brigantaggio dopo l'Unità di Franco Molfese
Franco Molfese, nelle considerazioni conclusive del suo monumentale e tuttora fondamentale libro sul brigantaggio dopo l'Unità d'Italia, si chiede se era possibile evitare l'immane sperpero di vite umane e di ricchezze, provocati dal brigantaggio contadino e dalla repressione statale. Se esisteva nel Sud la possibilità di una diversa soluzione dei rapporti tra classe borghese-liberale e masse contadine.
Consapevole comunque che una risposta a tali domande appare sul terreno storiografico sempre azzardata, perché la storia non si scrive con i "se" del senno di poi. Tuttavia, essendo implicito nei fatti storici anche il possibile che non si è realizzato, un ripensamento del genere arricchisce certamente la comprensione dell'accaduto.
La risposta del Molfese è che il grande dramma del brigantaggio avrebbe potuto essere, se non evitato, certamente di molto ridotto nel tempo e nell'intensità da una differente politica dei governi unitari succedutesi nel decennio 1860-1870, guidati da Cavour, Ricasoli, Rattazzi, Farini, Minghetti, La Marmora, Menabrea, Lanza.
Evitare completamente il brigantaggio era impossibile, dal momento che esso era stato partorito spontaneamente dalla generale crisi meridionale ad opera di fattori economico-sociali, strutturali e contingenti.
Ma se la politica dei moderati al Governo (piemontesi e fuoriusciti napoletani filo-cavouriani) avesse accolto le istanze dei democratici, nelle loro aspirazioni fondamentali: impieghi, sviluppo economico, sicurezza pubblica, il brigantaggio sarebbe stato ridotto e la costruzione dello Stato unitario avrebbe poggiato nel Sud su fondamenta più solide.
Ma cosa non fu.
La Destra moderata, minoritaria nel Sud, fece ricorso alla dittatura militare per reprimere l'offensiva del grande brigantaggio contadino.
I salariati-briganti aspiravano al pane, alla libertà , anche alle vendette come forma di rozza giustizia, dibattendosi nelle strette del carovita, della disoccupazione, dei bluediti insufficienti.
La risposta governativa fu una repressione armata in funzione anti-contadina ed anti-popolare.
I contadini del Sud combatterono per anni, contro forze preponderanti, una lotta senza speranza, condannata all'insuccesso.
Ma posti di fronte all'alternativa di vivere asserviti in ginocchio o di morire in piedi, scelsero la seconda.
Il libro del Molfese parte dalle prime ondate della guerriglia contadina sviluppatasi dall'autunno del 1860 a tutto l'inverno del 1861, quando agli spontanei movimenti contadini comincia a soprapporsi la reazione borbonico-clericale imprimendo loro un orientamento politico.
Il brigantaggio consegue rapidi successi nel Beneventano, nel Molise, in Terra di Lavoro, negli Abruzzi.
I moti contadini si intensificarono e si radicalizzarono successivamente in Calabria, Basilicata, Puglia.
Lo scioglimento dell'esercito meridionale garibaldino, con la conseguente frustrazione per le speranze deluse, infoltirono sia di uomini che di rivendicazione le bande brigantesche.
La fine del Regno borbonico delle Due Sicilie, con la resa finale di Gaeta, Messina, Civitella del Tronto e la fuga di Francesco II a Roma presso la corte pontificia, fu un altro elemento che si intersecò con il brigantaggio.
I Borboni in qualche modo tentarono di sfruttarlo ai fini di un improbabile tentativo di restaurazione del Regno di Napoli.
Intanto bande armate si andavano costituendo dappertutto, capitanate da valenti e coraggiosi capibanda.
Il Molfese, nell'appendice terza del suo libro, pubblica un elenco delle bande brigantesche attive fra il 1861 e il 1870 e ne individua ben 388 (trecentottantaotto), dalle piccole, composte di pochi individui (5-15), fino alle grandi, che raggiunsero e superarono talvolta i 100 uomini, con punte fino a 300-400.
Fra le grandi bande, Molfese cita quelle di Giovanni Piccioni, Giacomo Giorgi, Berardo Stramenga nell'Abruzzo Teramano ed Aquilano; di Pasquale Mancini e Salvatore Scenna, Domenico Valerio [Cannone] e Policarpo Romagnoli, Giovanni Di Sciascio, Domenico Saraceni (Pizzolungo) nell'Abruzzo Chietino; di Domenico Coja (Centrillo), Luigi Alonzi (Chiavone), Cedrone, Capoccia, Alessandro Pace, Francesco ed Evangelista Guerra, Domenico Fuoco, Luigi Andreozzi, Tristany nella Terra di Lavoro, Sorano e Stato Pontificio; di Nunzio di Paolo, Giuseppe Schiavone nel Molise, Sannio e Beneventano; di Cipriano e Giona La Gala, Agostino Sacchitiello nell'Irpinia e Salernitano; di Carmine Donatelli (Crocco), Giuseppe Nicola Summa (Ninco-Nanco), Giovanni Fortunato (Coppa), Paolo Serravalle, Pasquale Cavalcante, Donato Tortora, Angelo Antonio Masini, Giuseppe Caruso in Basilicata; Michele Caruso, Angelo Maria Villani (lo Zambro) in Capitanata; Sergente Romano in Terra di Bari e Terra d'Otranto; Mittica in Calabria; Vincenzo Barone in Provincia di Napoli.
Sproporzionato appare il numero di quasi 120.000 soldati impegnati dallo stato piemontese nell'opera di repressione, ma questo testimonia come il brigantaggio in quegli anni sia stato un fenomeno di massa, che andava ben al di là dei briganti alla macchia.
Questa forza imponente, che rappresentava quasi i due quinti dell'intero esercito italiano, non riusciva, però, a venire a capo della ostinata guerriglia contadina condotta da un numero infinitamente minore ed estremamente fluttuante di armati.
Nel dicembre 1862, dal parlamento torinese, venne istituita la Commissione Parlamentare d'Inchiesta sul Brigantaggio (CPIB), con l'obiettivo di indagare le cause del brigantaggio, studiare l'oggettiva situazione sul campo e proporre i mezzi per sconfiggerlo.
Della Commissione facevano parte due parlamentari della sinistra democratica, un indipendente di sinistra, quattro moderati e governativi, due generali dell'esercito (ex garibaldini).
Le Relazioni conclusive della Commissione d'inchiesta vennero presentate alla Camera dei deputati nel maggio 1863.
Il 15 agosto 1863 venne promulgata "la legge Pica" che dava ai tribunali militari la competenza a giudicare i briganti e i loro complici e comminava la fucilazione a chi avesse opposto resistenza a mano armata.
Ebbe cosa inizio una legislazione eccezionale che durò fino al 31 dicembre 1865.
Quanti furono i cosiddetti briganti fucilati o uccisi?
Il numero preciso non lo si saprà mai, ma furono tantissimi.
Molfese, dal secondo bimestre del 1861 e tutto il 1865, ne documenta 5.212.
Ma vi è chi ha scritto che i guerriglieri caduti in combattimento in quel decennio furono 155.620 e i fucilati o morti in carcere 120.327.
Un massacro.
L'olocausto del Sud.
La Storia del Brigantaggio del Molfese è un libro che richiede grande fatica nella lettura; ma chi vuol capire cosa veramente è accaduto in Italia nel decennio 1860-1870, non può fare a meno di leggerlo.
Sono riportati e sintetizzati i numerosi dibattiti che si tennero in quegli anni nel parlamento italiano sulla questione del brigantaggio, sono spiegate le ragioni per le quali agli spontanei movimenti contadini andarono pian piano a sovrapporsi le ragioni dei borbonici e degli ambienti clericali, sono riportati dettagliatamente i moltissimi episodi della guerriglia contadina che i Briganti combatterono in tutto il Sud.
Il libro fu pubblicato dalla Feltrinelli nel 1964.
Raffaele Nigro, nel suo recente libro "Giustiziateli sul campo", scrive che quello del Molfese è un saggio destinato a far luce su alcuni aspetti mai chiariti del Risorgimento italiano, e aggiunge: "Un progetto di rivisitazione della storia d'Italia operata da Giangiacomo Feltrinelli e tendente a dimostrare come l'Unità d'Italia fosse nata a scapito dei contadini meridionali".
Noi abbiamo letto la ristampa a cura delle edizioni Nuovo Pensiero Meridiano del 1983, stampata a Madrid.
Mercoledì 19 Settembre 2007 - Pubblicato da L'Ufficio Stampa del P.C.I.M-L. a 12:25
RICORDIAMO DEGNAMENTE IL COMPAGNO FRANCO MOLFESE, COERENTE MARXISTA-LENINISTA E FONDATORE DEL CE.S.A.M-L., A SEI ANNI DALLA MORTE
Il 21 luglio 2001, all'età di 85 anni, moriva a Roma il compagno Franco Molfese, dirigente comunista marxista-leninista e fondatore del CE.S.A.M-L. (Centro Studi e d'Azione del Marxismo-Leninismo). A sei anni dalla morte lo ricordiamo pubblicando una breve biografia e l'intervento scritto del Consiglio Direttivo del CE.S.A.M-L. letto dal compagno Gennaro Savio alla riunione di Roma del 22 settembre 2001 per ricordare il pensiero e l'opera del compagno Franco Molfese.
BREVE BIOGRAFIA DEL COMPAGNO FRANCO MOLFESE
Franco Molfese, nato a Roma il 19 marzo 1916, ha dedicato tutta la vita alla lotta per la conquista del socialismo nel nostro Paese e nel mondo intero. Iscritto al PCI nel secondo dopoguerra, ne uscì all'inizio degli anni '60 e dedicò le sue migliori energie intellettive alla lotta contro il revisionismo, il riformismo e i falsi partiti comunisti italiani e mondiali e la loro nefasta influenza ideologica e politica sulla classe lavoratrice.
Affermava con orgoglio che il compagno Stalin, dopo la morte di Lenin, è stato l'interprete e il continuatore più coerente del marxismo-leninismo nella costruzione del socialismo.
Laureato in legge e scienze politiche, vicedirettore della Biblioteca della Camera dei deputati, ha scritto varie importanti opere, tra le principali i saggi Lo scioglimento dell'Esercito Meridionale garibaldino, Problemi dell'Unità d'Italia, Storia del brigantaggio dopo l'Unità , opera unica sull'argomento e di eccezionale interesse storico, e tanti altri scritti.
Nel 1997, con altri compagni, fondò il CE.S.A.M-L. (che ha sede a Forio nell'isola d'Ischia in locali propri all'interno di una cornice architettonica comunista e rivoluzionaria appositamente realizzata) con lo scopo primario di raccogliere, custodire, arricchire e divulgare il patrimonio librario e audiovisivo del pensiero comunista e dell'esperienza di lotta e di conquiste del movimento comunista e operaio nazionale ed internazionale.
Era componente del Consiglio direttivo e presidente del Consiglio scientifico.
Muore a Roma il 21 luglio 2001 all'età di 85 anni.
DOCUMENTO DEL CONSIGLIO DIRETTIVO DEL CE.S.A.M-L. SCRITTO PER RICORDARE IL PENSIERO E L'OPERA DEL COMPAGNO FRANCO MOLFESE.
Cari compagne e compagni, è con la sofferenza e la commozione d'animo propria dei coerenti comunisti marxisti- leninisti, che noi compagni del CE.S.A.M-L, oramai orfani del Maestro, siamo qui a ricordare il pensiero e l'opera del nostro compagno e combattente rivoluzionario per il socialismo Franco Molfese.
La morte del compagno Molfese è una grave perdita per tutto il movimento operaio e marxista-leninista italiano e mondiale.
Con lui viene a mancare una insigne figura di studioso, di teorico e di attivista del comunismo, di storico della classe lavoratrice e per la vittoria del socialismo e di dirigente del movimento operaio e comunista.
Caro Franco, stamattina a esprimere questi sentimenti e questi ricordi alla tua memoria toccava al compagno di pensiero e di azione a te più vicino, al compagno che tra noi del CE.S.A.M-L. più di tutti ti ha conosciuto scambiandovi fraternamente sentimenti ed esperienze di vita, speranze, amarezze, delusioni, incomprensioni e rifiuti, il tutto, naturalmente, analizzando gli avvenimenti della vita e del mondo con la saggezza dell'"ottimismo della volontà e il pessimismo della ragione".
Questo compagno è il presidente onorario del CE.S.A.M-L. Domenico Savio, che in questo momento a Toronto, in Canada, sta partecipando a un Congresso mondiale di Partiti e Organizzazioni comuniste per l'amicizia e la solidarietà coi popoli ex sovietici e per la ripresa della lotta per il socialismo nel mondo.
La partecipazione a questo Congresso è stata, nei primi mesi di quest'anno, l'ultima decisione politica di Franco assunta telefonicamente assieme ai compagni del CE.S.A.M-L. e partecipandovi abbiamo onorato pure la sua volontà.
Franco nella sua vita politica ha pensato, ha scritto e agito da fervente e coerente marxista-leninista, con tutto quello che ciò significa nei comportamenti e nelle scelte di vita, è stato un educatore del marxismo-leninismo e ci ha insegnato ad esserlo sino in fondo e a qualunque costo.
Ha sostenuto con forza che il compagno Stalin, dopo la morte di Lenin, è stato il più fedele interprete e continuatore del marxismo-leninismo e costruttore del socialismo e diceva: "Per sapere se un compagno è un revisionista o meno chiedetegli cosa ne pensa di Stalin, se si esprime favorevolmente è un marxista-leninista, diversamente è un revisionista e un opportunista" e aggiungeva: "Il pensiero e l'opera di Stalin costituiscono lo spartiacque tra marxismo-leninismo e revisionismo-opportunismo".
Egli ha condotto una dura e ferma battaglia ideologica e politica contro le varie forme attuali del revisionismo e dell'opportunismo e contro l'estremismo. Caro Franco, noi continueremo a portare avanti il tuo insegnamento nell'attività del CE.S.A.M-L. e del Partito Comunista Italiano Marxista-Leninista, di cui pure condividesti la nascita come strumento di attività politica territoriale e in attesa della ricostruzione del Partito Comunista Rivoluzionario a livello nazionale, pur non partecipando al suo lavoro per l'età e gli acciacchi vari.
Tra Franco e i compagni di Ischia c'è stata una intensa collaborazione lunga 12 anni, durante la quale il giornale l'Uguaglianza ha pubblicato importanti suoi scritti come "Il termidoro della Rivoluzione d'Ottobre", "Il Manifesto dei comunisti", "Riflessioni su Stalin", eccetera.
Da questa piena sintonia ideologica e politica, pur nel necessario e utile confronto dialettico ma sempre riconducendolo a sintesi unanime nell'assumere decisioni e promuovere iniziative, il 16 maggio 1997 è nato il glorioso CE.S.A.M-L. con lo scopo di raccogliere, custodire, salvaguardare e divulgare il patrimonio librario, documentario e audiovisivo della cultura comunista e dell'esperienza storica del movimento comunista e operaio nazionale e internazionale promovendo con discussioni e dibattiti approfondimenti e riflessioni sulla storia delle lotte delle classi.
Franco ne è stato fondatore e sostenitore assumendo la carica, sino alla morte, di Presidente del Consiglio Scientifico e di componente del Consiglio Direttivo.
Noi cercheremo di dare la massima continuità al pensiero e all'azione politica di Franco, ripubblicando i suoi scritti, organizzando convegni e con scritti che pubblicheremo sul nostro giornale"Comunismo".
Nei locali propri del CE.S.A.M-L. oggi già operante vi è sistemata una vasta e ricca Biblioteca di circa 5000 volumi in fase di catalogazione informatizzata. Vi sono custoditi i testi del pensiero e dell'esperienza storica del movimento comunista e operaio nazionale ed internazionale, vi è una modesta ma preziosa videoteca di carattere storico e una emeroteca comunista e rivoluzionaria, il tutto viene visitato e consultato da studenti, ricercatori vari, turisti e curiosi.
Nel giorno dell'inaugurazione della sede del CE.S.A.M-L, il 9 maggio 1998, giornata in cui i popoli dell'URSS festeggiavano la vittoria sul nazi-fascismo, Franco così concludeva il suo intervento titolato"SOLDATO" e dedicato ai milioni di proletari e di lavoratori che hanno combattuto dalla parte giusta nella"guerra fblueda": "La guerra continua sempre; il comunismo non può morire, deve ancora salvare l'umanità intera.
Vecchi, stanchi, amareggiati per la grande sconfitta ma non domati, i blueuci non si arrendono, cercano di capire, accumulano armi utili nel presente " i libri della storia, della scienza e del progresso " per poter assalire di nuovo i vecchi e cadenti baluardi dell'egoismo e degli inganni. Ecco perché, oggi in questa piccola ma preziosa isola, accumuliamo le nostre armi più efficaci " i libri della scienza e del progresso " e riprendiamo l'opera grande e difficile accendendo una ben piccola scintilla!"
Caro Franco, noi tutti del CE.S.A.M-L., col tuo e nostro fraterno compagno Domenico Savio, continueremo a raccogliere, custodire e divulgare queste "nostre armi più efficaci", affinché nel tempo più ravvicinato possibile esse possano far crollare l'infame sistema capitalistico e sulle sue macerie far nascere la nuova società socialista sulla strada dell'edificazione di quella comunista degli uomini tutti finalmente liberi ed uguali.Cercheremo, caro Franco, come qualche volta tu e noi ci siamo lasciati sognare, di far vivere e agire il CE.S.A.M-L., la sua sede e il suo patrimonio di sapere comunista sino e oltre la futura vittoria del Socialismo nel nostro Paese.
Franco, ancora un saluto fraterno e comunista nel nome e per il trionfo del Comunismo sulla Terra: VIVA IL MARXISMO-LENINISMO! VIVA LA RIVOLUZIONE PROLETARIA! VIVA LA CONQUISTA DEL POTERE POLITICO DA PARTE DELLA CLASSE LAVORATRICE! VIVA LA COSTRUZIONE DELLA SOCIETA' SOCIALISTA SULLA STRADA DELL'EDIFICAZIONE DI QUELLA COMUNISTA!
Roma, 22 settembre 2001.
Il Consiglio Direttivo del CE.S.A.M-L.