Kim Il Sung – Colloquio con il Segretario generale dell’Associazione d’amicizia Italia-Corea (3/9/1977)


kfaitalia / settembre 3, 2018
«Questo documento appartiene alla stagione più florida dei rapporti fra il PLC e il PCI, quando l’Unità traduceva intere pagine del Rodong Sinmun e descriveva la Corea socialista con toni analoghi a quelli in uso negli anni ’40-’50 per divulgare le conquiste dell’URSS e delle democrazie popolari. In quegli anni furono tradotti e stampati i moltissimi libri ed opuscoli di Kim Il Sung che ancora oggi si rivelano tanto utili al nostro lavoro.
Date le circostanze, il grande leader non può che ringraziare i compagni italiani ed esprime addirittura alcuni commenti positivi sull’operato di Berlinguer, elogiando la politica del fronte unico antimonopolista (gradita anche ai sovietici: https://zdanov.blogfree.net/?t=4581267) e ricordando l’importanza attribuita da entrambi i partiti all’autonomia da Mosca. Ma proprio qui si nota una significativa differenza d’accento che svela l’intenzione polemica delle parole di Kim Il Sung: egli intende la sovranità come il presupposto di un’autentica e durevole fedeltà al marxismo-leninismo, mentre gli eurocomunisti erano in procinto di rimuovere dallo Statuto del partito gli ultimi riferimenti alla dottrina da cui del resto si erano già considerevolmente allontanati, e si richiama in modo solo apparentemente rapsodico alla conferenza del maggio 1967 sulla transizione, sede in cui aveva ribadito l’assoluta indispensabilità della dittatura del proletariato.
Questa sottile critica è ancora più evidente là dove il nostro sembra difendere il PCE, ma cita pressoché alla lettera un passo dell’articolo con cui il giornale sovietico Novoe Vremja il 23 giugno 1977 stroncava il libro di Santiago Carrillo “L’eurocomunismo e lo Stato”, riaffermando con forza proprio ciò che i partiti occidentali solevano negare: l’università dei princìpi del socialismo scientifico, quelle leggi generali dell’edificazione socialista contro cui un anno dopo Berlinguer si sarebbe scagliato nel suo burrascoso colloquio con Suslov.
I contatti fra i due partiti proseguirono nei primi anni ’80, con crescente insofferenza degli ospiti italiani per il “culto della personalità” e la “successione dinastica”, testimoniata dai commenti di Tiziano Terzani che accompagnò Berlinguer a Pyongyang nell’aprile 1980: http://www.allarmescientology.it/txt/corea.htm
Ricorda Pietro Ingrao: «In quel viaggio in Corea incontrai Kim Il Sung, che ebbe uno sfogo aspro contro tutta la sinistra europea, ci accusava di non proteggere abbastanza l’esperienza rivoluzionaria coreana. Era un personaggio assai complesso e iracondo. Mi fece una grandissima filippica anche contro gli Stati Uniti, i coreani del sud, era un personaggio ingombrante».
Verso la fine del 1981 il PCI assunse una posizione ostile ai paesi del socialismo reale in genere, e purtroppo anche l’Associazione italiana per i rapporti culturali con la Repubblica popolare democratica di Corea chiuse i battenti. L’ultimo atto dell’incontro-scontro fra PCI e PLC si consumò al Festival mondiale della gioventù e degli studenti, tenutosi a Pyongyang nell’estate del 1989, allorché la delegazione italiana – guidata da un giovane Gianni Cuperlo – si stracciò invano le vesti per convincere i coreani ad inserire nella dichiarazione comune qualche parola a sostegno dei “ragazzi di Piazza Tienanmen”» (dall’introduzione del curatore)

Da Kim Il Sung, Risposte alle domande di corrispondenti stranieri, vol. III, Edizioni in lingue estere, Pyongyang, 1986, pp. 94-97:
Vi sono grato per avere già visitato più volte il nostro paese, per essere tornati anche stavolta ed aver fatto così tanto per rafforzare la solidarietà fra il popolo coreano e il popolo italiano. Sono particolarmente felice di vedervi accompagnato dalla vostra famiglia nella presente visita.
Per tramite vostro invio i miei saluti a tutto il popolo italiano, ai quadri dell’Associazione d’amicizia Italia-Corea e al Comitato centrale del Partito comunista italiano, nonché al compagno segretario generale Enrico Berlinguer.
Avete appena affermato di esser stati oggetto della calorosa accoglienza del nostro popolo, ma per noi è naturale ricevervi con una simile ospitalità, con giusta ragione. Ogni qualvolta una delegazione coreana è si è recata in Italia, le avete sempre offerto la buona accoglienza riservata in genere ai vostri fratelli e parenti. Ne sono alquanto commosso, e vi ringrazio ancora una volta. Voi fate veramente del vostro meglio per favorire l’amicizia e la solidarietà fra i popoli coreano e italiano.
Sono lieto di apprendere che il Partito comunista italiano e il compagno Enrico Berlinguer aderiscono al Chajusong.
In questi giorni certuni attaccano il compagno Carrillo, accusandolo di un preteso «eurocomunismo» e chissà cos’altro. Di certo non può esistere né un «comunismo europeo», né un «comunismo asiatico», né un «comunismo americano». Non c’è che un solo comunismo per tutti. Dunque la parola «eurocomunismo» è un’invenzione dei capitalisti, non dei comunisti, penso.
Oggi i partiti comunisti d’Europa — in particolare il PCI, il PCF e il PCE, partiti attivi nei paesi capitalistici sviluppati, così come quelli di molti altri paesi ancora, — professano il Chajusong; è cosa buona e giusta, perché a ciascun popolo spetta di decidere da sé il destino della rivoluzione nel proprio paese.
Le esperienze acquisite da un paese nella rivoluzione, qualunque esso sia, non possono in nessun caso essere imposte ai partiti degli altri paesi.
La nostra epoca è ben diversa da quella in cui Lenin organizzò la III Internazionale. A quel tempo il compagno Berlinguer ed io eravamo entrambi degli scolaretti in tema di marxismo-leninismo. Ma adesso i nostri capelli sono già bianchi. Noi possediamo oggi tali ricchezze teoriche e sperimentali che siamo in grado di risolvere da soli i problemi che sorgono nella rivoluzione del nostro paese, e tracciamo la nostra linea di condotta rivoluzionaria in piena indipendenza. Abbiamo già attraversato tutte le fasi della rivoluzione. E siamo giunti alla conclusione che tutti i partiti sono tenuti a guidare il movimento rivoluzionario in rapporto alle realtà dei loro rispettivi paesi.
Attualmente il PCI, il PCF e il PCE cercano di portare il movimento operaio a uno stadio superiore, facendo leva sul vasto fronte unito che hanno formato con parecchi altri partiti dei loro rispettivi paesi; è molto importante. La formazione di un simile fronte unito permette alla rivoluzione di non indietreggiare, bensì di avanzare. Per questo sosteniamo attivamente la linea del vostro partito. La nostra posizione in questo campo è stata già trasmessa al Comitato centrale del PCI. Però vi prego di informarlo ancora una volta.
Il nostro partito e il PCI si attengono entrambi al Chajusong. Per i partiti comunisti mantenere il Chajusong significa assumere davvero una posizione tesa a difendere la purezza del marxismo-leninismo. Si tratta di sviluppare il movimento rivoluzionario nei loro rispettivi paesi ed ottenere così la vittoria della rivoluzione. Ciò costituisce il principale criterio per sapere se la purezza del marxismo-leninismo viene preservata o no. Per questo riteniamo giusta la politica praticata dal vostro partito.
Applicando il marxismo-leninismo in maniera dogmatica non si può risolvere nessun problema. La rivoluzione socialista d’Ottobre ha di per sé grande importanza. Tutti i comunisti sono unanimi nell’esaltare ed approvare l’alto merito avuto da Lenin inaugurando l’era della rivoluzione socialista. Tuttavia un’esperienza vecchia di sessant’anni non può più essere applicata pari pari nell’odierna lotta rivoluzionaria di tutti i paesi, per ovvi motivi. Lenin aveva tracciato una linea rivoluzionaria che valeva soprattutto per la sua epoca.
Lo stesso dicasi per Marx ed Engels. Poiché avevano analizzato il problema della rivoluzione in base a ciò che osservavano vivendo in un paese capitalistico altamente sviluppato, essi credevano che le rivoluzioni socialiste stessero per scoppiare l’una dopo l’altra e trionfare rapidamente su scala mondiale. Dunque consideravano breve il periodo di transizione dal capitalismo al socialismo. Quanto a Lenin, egli ha intrapreso la rivoluzione in un paese capitalistico arretrato, non in un paese sviluppato; perciò riteneva che questo periodo di transizione fosse un po’ più lungo di quanto avevano pensato gli stessi Marx ed Engels.
Ai giorni nostri invece non si può nemmeno contemplare un periodo di transizione così breve, giacché la rivoluzione si svolge nei paesi sottosviluppati. Non dobbiamo intendere il marxismo-leninismo come un sistema meccanico. Per questo mi è capitato di tenere una conferenza sul problema del periodo di transizione dal capitalismo al comunismo per i nostri quadri. Bisogna esaminare ogni cosa in funzione della pratica della rivoluzione nel proprio paese. La realtà dimostra che l’applicazione dogmatica del marxismo-leninismo non è una soluzione.
Attualmente voi e noi ci opponiamo al dogmatismo. È un atteggiamento giustissimo. Non possiamo che trionfare perché siamo sulla buona strada. Per il partito di ogni paese attenersi al Chajusong e risolvere i problemi della rivoluzione conformemente alla propria realtà nazionale significa restar fedele all’internazionalismo proletario e alla causa del comunismo.
Speriamo che in futuro i rapporti d’amicizia tra i popoli coreano e italiano si sviluppino e si rafforzino ulteriormente in base al principio del Chajusong.
Oggi eviterò di parlare a lungo dei problemi teorici con voi. Tuttavia li ho appena menzionati per evidenziare che la solidarietà fra noi è tanto più profonda in quanto risolviamo tutti i nostri problemi in completa indipendenza.
Quest’anno il nostro paese ha ottenuto un raccolto abbondante. Per vivere l’uomo ha bisogno di che mangiare e vestirsi. L’alimentazione e l’abbigliamento sono i problemi essenziali nella vita quotidiana. Il nostro popolo non si preoccupa più né dell’una né dell’altro.
In questo momento preparo una sessione plenaria del Comitato centrale del partito, che si aprirà dopodomani. Ho scritto alcune Tesi sull’insegnamento socialista e conto di presentarle a questa sessione plenaria. Ai giorni nostri i paesi socialisti non riescono a dare una risposta esatta al problema dell’insegnamento. Per la classe operaia al potere è molto importante educare nel modo opportuno la generazione emergente. Noi consideriamo la sua educazione come un problema fondamentale. Non appena la prossima sessione plenaria del Comitato centrale del partito avrà approvato le mie Tesi sull’insegnamento socialista, ve ne farò spedire una copia.
Non siamo ancora riusciti a riunificare la nostra patria. Il nostro compito è smascherare completamente la natura reazionaria dei fantocci sudcoreani e le manovre aggressive degli imperialisti americani agli occhi del mondo intero e riunificare la nostra patria. Pertanto ci auguriamo che continuiate a sostenere la lotta del nostro popolo per la riunificazione della patria. Quanto a noi, faremo del nostro meglio per la nostra riunificazione.
Ancora una volta vi auguro un caloroso benvenuto nel nostro paese e vi ringrazio di cuore per la vostra promessa di adoperarvi sempre a favore dell’amicizia e della solidarietà fra i popoli di Corea e Italia.

A cura di F.A. Della Scala