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SEMINARIO GRAMSCI - CENTENARIO FONDAZIONE PCd'I
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SEMINARIO GRAMSCI - CENTENARIO FONDAZIONE PCd'I

IL 21 GENNAIO 1921 SEGNÒ UN CAMBIAMENTO VITALE PER L'ITALIA - IL G.A.MA.DI. E La VOCE RIFLETTONO SU UN ASPETTO ILLUMINISTA DEL PENSIERO DI ANTONIO GRAMSCI - CHE DA SEMPRE HA ISPIRATO IL NOSTRO PENSIERO SCIENTIFICO.

In occasione di questo importante anniversario il G.A.MA.DI. ha deciso per la prima volta di accogliere contributi anche di compagni non iscritti e si auspica di sollecitare sempre maggiormento il dialogo con i compagni interessati!

LETTERE DAL CARCERE Stralcio da N.264 del 9 Maggio 1932 di Antonio gramsci
Carissima Tania,
... Ti ho già scritto che tutto il lavoro storiografico del Croce negli ultimi 20 anni è stato rivolto a elaborare una teoria della storia come storia etico-politica in contrapposizione alla storia economico-giuridica che rappresentava la teoria derivata dal materialismo storico dopo il processo revisionistico che esso aveva subito per opera del Croce stesso. Ma la storia del Croce è poi etico- politica? Mi pare che la storia del Croce non possa essere chiamata che storia ‘speculativa’ o ‘filosofica’ e non etico-politica e in questo suo carattere e non nell’essere etico-politica è la sua opposizione al materialismo storico.
Una storia etico-politica non è esclusa dal materialismo storico in quanto essa è la storia del momento ‘egemonico’ mentre è esclusa la storia ‘speculativa’ come ogni filosofia ‘speculativa’.
Nella sua elaborazione filosofica il Croce dice di aver voluto liberare il pensiero moderno da ogni traccia di trascendenza, di teologia, con un linguaggio storicistico. Il Croce è così immerso nel suo metodo e nel suo linguaggio speculativo che non può giudicare che secondo essi; quando egli scrive che nella filosofia della praxis la struttura è come un dio ascoso, ciò sarebbe vero se la filosofia della praxis fosse una filosofia speculativa e non uno storicismo assoluto, liberato davvero e non solo a parole, da ogni residuo trascendentale e teologico.
Legata a questo punto è un’altra osservazione che più da vicino riguarda la concezione e la composizione della Storia d’Europa. Può pensarsi una storia unitaria dell’Europa che si inizi dal 1815, cioè dalla Restaurazione? Se una storia d’Europa può essere scritta come formazione di un blocco storico, essa non può escludere la Rivoluzione francese e le guerre napoleoniche, che del blocco storico europeo sono la premessa ‘economico-giuridica’, il momento della forza e della lotta.
Il Croce assume il momento seguente, quello in cui le forze scatenate precedentemente si sono equilibrate, ‘catartizzate’ per così dire, fa di questo momento un fatto a sé e costruisce il suo paradigma storico. Lo stesso aveva fatto con la Storia d’Italia: incominciando dal 1870 esso trascurava il momento della lotta, il momento economico, per essere apologetica del momento puro etico-politico, come se questo fosse caduto dal cielo.
Il Croce, naturalmente con tutte le accortezze e le scaltrezze del linguaggio critico moderno ha fatto nascere una nuova forma di storia retorica; la forma attuale di essa è appunto la Storia speculativa.
Ciò si vede meglio ancora se si esamina il concetto ‘storico’ che è al centro del libro di Croce, cioè il concetto di ‘libertà’; il Croce, in contraddizione con se stesso, confonde ‘libertà’ come principio filosofico o concetto speculativo e libertà come ideologia ossia strumento pratico di governo, elemento di unità morale egemonica. Se tutta la storia è storia della libertà, ossia dello spirito che crea se stesso (e in questo linguaggio libertà è uguale a spirito, spirito è uguale a storia e storia è uguale a libertà), perché la storia europea del secolo XIX sarebbe essa sola storia di libertà? Non sarà quindi storia della libertà in senso filosofico, ma dell’autocoscienza di questa libertà e della diffusione di questa autocoscienza sotto forma di una religione negli strati intellettuali e di una superstizione negli strati popolari che si sentono uniti a quegli intellettuali, che sentono di partecipare ad un blocco politico di cui quegli intellettuali sono portabandiera e i sacerdoti. Si tratta dunque di una ideologia, cioè di uno strumento pratico di governo, e occorrerà studiare il nesso pratico su cui si fonda. La ‘libertà’ come concetto storico è la dialettica stessa della storia e non ha ‘rappresentanti’ pratici distinti e individuati. La storia era libertà anche nelle satrapie orientali, tanto vero che anche allora c’era un ‘movimento’ storico e quelle satrapie sono crollate. Insomma mi pare che le parole mutano, le parole sono magari dette bene, ma le cose non sono neanche scalfite.
Mi pare che la ‘Critica fascista’ in un articolo, seppure non esplicitamente, abbia scritto la critica giusta osservando che tra vent’anni il Croce, vedendo il presente in prospettiva, potrà trovare la ‘sua giustificazione storica come processo di libertà’. Del resto se ricordi il primo punto che ti ho scritto, cioè le osservazioni sull’atteggiamento del Croce durante la guerra, comprenderai meglio il suo punto di vista: come ‘sacerdote’ della moderna religione storica, il Croce vive la tesi e l’antitesi del processo storico e insiste nell’una o nell’altra per ‘ragioni pratiche’ perché nel presente vede l’avvenire e di esso si preoccupa quanto del presente. A ognuno la sua parte: ai ‘sacerdoti’ quella di salvaguardare il domani. In fondo c’è una bella dose di cinismo morale in questa concezione ‘etico- politica’; è la forma attuale del machiavellismo.

Stralcio da N.269 del 6 Giugno 1932

Carissima Tania,
... Cercherò di rispondere alle altre questioni che mi poni a proposito di Croce...
Rileggi il punto in cui ho accennato all’atteggiamento mantenuto dal Croce durante la guerra e vedi se implicitamente non si contenga la risposta a una parte delle tue domande attuali. La rottura col Gentile è avvenuta nel 1912, ed è il Gentile che si è staccato dal Croce, che ha cercato di rendersene filosoficamente indipendente. Non credo che il Croce abbia mutato orientamento da quel tempo in poi, sebbene abbia definito meglio le sue dottrine, un mutamento più notevole è avvenuto dal 900 al 910. La cosidetta ‘religione della libertà’ non è una trovata di questi anni, è il riassunto in una formula drastica del suo pensiero di tutti i tempi, dal momento in cui abbandonò il cattolicesimo, come egli stesso scrive nella sua autobiografia intellettuale (Contributo alla critica di me stesso).
Né in questo il Gentile mi pare in disaccordo col Croce. Credo che tu dia un’interpretazione inesatta della formula ‘religione della libertà’ poiché le presti un contenuto mistico (così potrebbe considerarsi dal fatto che tu accenni a un ‘rifugiarsi’ in questa religione e quindi a una specie di ‘fuga’ dal mondo ecc.). Niente di questo. Religione della libertà significa semplicemente fede nella civiltà moderna, che non ha bisogno di trascendenze e rivelazioni, ma contiene in se stessa la propria razionalità e la propria origine. È quindi una formula antimistica e, se vuoi, antireligiosa.
Per il Croce ogni concezione del mondo, ogni filosofia, in quanto diventa una norma di vita, una morale, è ‘religione’. Le religioni nel senso confessionale sono anch’esse ‘religioni’ ma ‘mitologiche’, quindi in un cero senso ‘inferiori’, primitive, quasi corrispondenti ad una fanciullezza storica del genere umano. Le origini di tale dottrina sono già in Hegel e nel Vico, e sono patrimonio comune di tutta la filosofia idealistica italiana, sia del Croce che del Gentile. Su questa dottrina è fondata la riforma scolastica gentiliana per ciò che riguarda l’insegnamento religioso nelle scuole, che anche il Gentile voleva limitato alle sole elementari (fanciullezza vera e propria) e che in ogni caso, neanche il Governo ha voluto che fosse introdotta nell’insegnamento superiore.
Così io credo che tu esageri la posizione del Croce nel momento presente, ritenendolo più isolato di quanto sia. Non bisogna lasciarsi ingannare dall’effervescenza polemica di scrittori più o meno dilettanti e irresponsabili.
Una bella parte delle sue attuali concezioni il Croce l’ha esposta nella rivista ‘Politica’ diretta dal Coppola e dal ministro Rocco e non solo il Coppola, io credo, ma molti altri sono persuasi dell’utilità della posizione presa dal Croce, che crea la situazione in cui è possibile l’educazione reale alla vita statale dei nuovi gruppi dirigenti affiorati nel dopoguerra. Se studi tutta la storia italiana dal 1815 in poi, vedi che un piccolo gruppo dirigente è riuscito metodicamente ad assorbire nel suo circolo tutto il personale politico che i movimenti di massa, di origine sovversiva, esprimevano. Dal 60 al 76 il Partito d’Azione, mazziniano e garibaldino, fu assorbito dalla Monarchia, lasciando un residuo insignificante che continuò a vivere come Partito Repubblicano ma aveva più un significato folcloristico che storico-politico. Il fenomeno fu detto del ‘trasformismo’ ma non si trattava di un fenomeno isolato; era un processo organico che sostituiva, nella formazione della classe dirigente, ciò che in Francia era avvenuto con la Rivoluzione e con Napoleone, e in Inghilterra con Cromwell.
Infatti anche dopo il 1876 il processo continua, molecolarmente. Assume una portata imponente nel dopoguerra, quando pare che il gruppo dirigente tradizionale non sia in grado di assimilare e digerire le nuove forze espresse dagli avvenimenti. Ma questo gruppo dirigente è più ‘malin’ e capace di quanto si poteva pensare, l’assorbimento è difficile e gravoso, ma avviene nonostante tutto, per molte vie e con metodi diversi. L’attività del Croce è una di queste vie e di questi metodi; il suo insegnamento produce forse la maggior quantità di ‘succhi gastrici’ atti all’opera di digestione. Collocata in una prospettiva storica, della storia italiana, naturalmente, l’operosità del Croce appare come la più potente macchina per ’conformare’ le forze nuove ai sui interessi vitali (non solo immediati, ma anche futuri) che il gruppo dominante oggi possieda e che io credo apprezzi giustamente, nonostante qualche superficiale apparenza. Quando si gettano in fusione corpi diversi da cui si vuole ottenere una lega, l’effervescenza superficiale indica appunto che la lega si sta formando e non viceversa. Del resto in questi fatti umani la concordia si presenta sempre come discorso, come una lotta e una zuffa e non come un abbraccio da palcoscenico. Ma è sempre concordia e della più intima e fattiva.

IL CONGRESSO DI LIVORNO

Il congresso di Livorno è destinato a diventare uno degli avvenimenti storici più importanti della vita italiana contemporanea1. A Livorno sarà finalmente accertato se la classe operaia italiana ha la capacità di esprimere dalle sue file un partito autonomo di classe, sarà finalmente accertato se le esperienze di quattro anni di guerra imperialista e di due anni di agonia delle forze produttive mondiali hanno valso a rendere consapevole la classe operaia italiana della sua missione storica.
La classe operaia è classe nazionale e internazionale. Essa deve porsi a capo del popola lavoratore che lotta per emanciparsi dal giogo del capitalismo industriale e finanziario nazionalmente e internazionalmente. Il compito nazionale della lasse operaia è fissato dal processo di sviluppo del capitalismo italiano e dello Stato borghese che ne è l'espressione ufficiale. Il capitalismo italiano ha conquistato il potere seguendo questa linea di sviluppo: ha soggiogato le campagne alle città industriali e ha soggiogato l'Italia centrale e meridionale al Settentrione. La questione dei rapporti tra città e campagna si presenta nello Stato borghese italiano non solo come questione dei rapporti tra le grandi città industriali e le campagne immediatamente ad esse nella stessa regione, ma come questione dei rapporti tra una parte del territorio nazionale e un'altra parte assolutamente distinta e caratterizzata da note sue particolari. Il capitalismo esercita così il suo sfruttamento e il suo predominio: nella fabbrica direttamente sulla classe operaia; nello Stato sui più larghi strati del popolo lavoratore italiano formato da contadini poveri e semiproletari. È certo che solo la classe operaia, strappando dalle mani dei capitalisti e dei banchieri il potere politico ed economico, è in grado di risolvere il problema centrale della vita nazionale italiana, la questione meridionale; è certo che solo la classe operaia può condurre di condurre a termine il laborioso sforzo di unificazione iniziatosi con il Risorgimento. La borghesia ha unificato territorialmente il popolo italiano; la classe operaia ha il compito di unificar economicamente e spiritualmente il popolo italiano. Ciò può avvenire solo spezzando la macchina attuale dello Stato borghese, che è costruita su una sovrapposizione gerarchica del capitalismo industriale e finanziario sulle altre forze produttive della nazione; questo rivolgimento non può avvenire che per lo sforzo rivoluzionario della classe operaia direttamente soggiogata al capitalismo, non può che avvenire a Milano, a Torino, a Bologna, nelle grandi città da cui partono i milioni di fili che costituiscono il sistema di dominio del capitalismo industriale e bancario su tutte le forze produttive del paese. In Italia per la configurazione particolare della sua struttura economica e politica, non solo è vero che la classe operaia emancipandosi, emanciperà tutte le altre classi oppresse e sfruttate, ma è anche vero che queste altre classi non riusciranno mai a emanciparsi se non alleandosi strettamente alla classe operaia e mantenendo permanente questa alleanza, anche attraverso le più dure sofferenze e le più crudeli prove.
Il distacco che avverrà a Livorno tra comunisti e riformisti avrà specialmente questo significato: la classe operaia rivoluzionaria si stacca da quelle correnti degenerate del socialismo che sono imputridite nel parassitismo statale, si stacca da quelle correnti che cercavano di sfruttare la posizione di superiorità del Settentrione sul Mezzogiorno per creare aristocrazie proletarie, che accanto al protezionismo doganale borghese (forma legale del predominio del capitalismo industriale e finanziario sulle altre forze produttive nazionali) avevano creato un protezionismo cooperativo e credevano emancipare la classe operaia alle spalle della maggioranza del popolo lavoratore. I riformismi portano come "esemplare" il socialismo reggiano, vorrebbero far credere che tutta l'Italia e tutto il mondo può diventare una sola grande Reggio Emilia. La classe operaia rivoluzionaria afferma di ripudiare tali forme spurie di socialismo: l'emancipazione dei lavoratori non può avvenire attraverso il privilegio strappato, per una aristocrazia operaia, col compromesso parlamentare e col ricatto ministeriale; l'emancipazione dei lavoratori può avvenire solo attraverso l'alleanza degli operai industriali del nord e dei contadini poveri del sud per abbattere lo Stato borghese, per fondare lo Stato degli operai e contadini, per costruire un nuovo apparecchio di produzione industriale che serva ai bisogni dell'agricoltura, che serva a industrializzare l'arretrata agricoltura italiana e a elevare quindi il livello del benessere nazionale a profitto delle classi lavoratrici.
La rivoluzione operaia italiana e la partecipazione del popolo lavoratore italiano alla vita del mondo non può verificarsi altro che nei quadri della rivoluzione mondiale. Esiste già un germe di governo mondiale operaio: è il Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista uscito dal II Congresso.
L'avanguardia della classe operaia italiana, la frazione comunista del Partito socialista, affermerà a Livorno necessaria e imprescindibile la disciplina e la fedeltà al primo governo mondiale della classe operaia: anzi di questo punto farà il punto centrale della discussione al congresso. La classe operaia italiana accetta il massimo di disciplina, perché vuole che tutte le altre classi operaie nazionali accettino e osservino il massimo della disciplina.
La classe operaia italiana sa di non potersi emancipare e di non poter emancipare tutte le altre classi oppresse e sfruttate dal capitalismo nazionale, se non esiste un sistema di forze rivoluzionarie mondiali cospiranti allo stesso fine. La classe operaia italiana è disposta ad aiutare le altre classi operaie nei loro sforzi di liberazione, ma vuole avere anche una certa garanzia che le altre classi l'aiuteranno nei suoi sforzi. Questa garanzia può essere data solo dall'esistenza di potere internazionale fortemente centralizzato, che goda la fiducia piena e sincera di tutti gli associati, cje sia in rado di mettere in movimento i suoi effettivi con la stessa rapidità e con la stessa precisione con cui riesce, per suo conto e nell'interesse della borghesia, il potere mondiale del capitalismo.
Appare evidente così che le equazioni che tormentano oggi il Partito socialista e che saranno definite al Congresso di Livorno non sono mere questioni interne del partito, non sono conflitti personali tra singoli individui. A Livorno si discuterà il destino del popolo lavoratore italiano, a Livorno si inizierà un nuovo periodo nella storia della nazione italiana.
(Non firmato, "L'Ordine Nuovo", 13 gennaio1921, i, n. 13).
1 Quell'articolo e i seguenti furono scritti alla vigilia del XVII Congresso del Partito socialista, che si tenne a Livorno dal 15 al 21 gennaio 1921 con la partecipazione dei 2500 delegati e dove si scontrarono le tre correnti: comunista, massimalista e riformista. La corrente massimalista unitaria (serratiana), la più forte, favorevole all'Internazionale comunista, ma a condizione di conservare il nome di Partito socialista e di non dividersi dai riformisti, ebbe 98.028 voti; la corrente comunista 58.783, i riformisti 14.685. I comunisti (cioè gli astensionista della frazione Bordiga, gli elementi raggruppati intorno all'"Ordine Nuovo" e all'"Avanti" piemontese, e gli elementi che seguivano i gruppi Gennari, per i massimalisti, e Graziadei-Marabini) dopo la votazione uscirono dal teatro Goldoni, sede del congresso, e si riunirono al teatro San Marco, dove proclamarono la costituzione del Partito comunista, sezione italiana dell'Internazionale comunista. Il punto di vista della III Internazionale, al Congresso di Livorno, fu sostenuto da delegato dell'Internazionale, il bulgaro Kristo Kabakcev.
Usciti i comunisti dall'aula, il Congresso socialista votò l'ordine del giorno Bentivoglio, con cui il congresso sosteneva il proprio diritto di cittadinanza nell'Internazionale comunista, confermava la propria adesione alla stessa e rimetteva al prossimo congresso di Mosca la decisione della controversia, impegnandosi ad accettare e applicare le decisioni di tale congresso. Si decise di inviare a Mosca a sostenere il ricorso del Partito socialista Lazzari, Maffi e Riboldi (poi detti "i pellegrini di Mosca") (cfr. Resoconto stenografico del XVII Congresso nazionale del Partito socialista italiano, Soc. Ed. "Avanti", Milano 1921).
Gramsci assisté ai lavori del Congresso ma non prese la parola. Gli inviati dell'"Ordine Nuovo" furono Alfonso Leonetti e Ottavio Pastore.

CHE FARE?

Scritto a Mosca nell'ottobre 1923 e pubblicato il 1° novembre successivo a firma Giovanni Masci sul giornale della Federazione giovanile comunista italiana (Fgci).
"La Voce della gioventù", segnala il ritorno di Gramsci all'impegno diretto nella situazione italiana, dopo il periodo trascorso come rappresentante del partito italiano nel Comitato esecutivo dell'Internazionale comunista".
***

Cari amici della Voce,
Ho letto nel n.10 (15 settembre) della Voce la interessante discussione tra il compagno G.P. di Torino e il compagno S.V. È chiusa la discussione? Si può domandare che ancora per molti numeri la discussione rimanga aperta e invitare tutti i giovani operai di buona volontà a parteciparvi, esprimendo, con sincerità e onestà intellettuale la loro opinione in proposito?

Come va a posto il problema.
Incomincio io, e affermo senz'altro che mi pare almeno, il compagno S.V. non ha impostato bene il problema ed è caduto in qualche errore, gravissimo del suo stesso punto di vista.
Perché è stata sconfitta la classe operaia italiana? Perché essa non aveva una unità? Perché il fascismo è riuscito a sconfiggere, oltre che fisicamente, anche ideologicamente, i partito socialista che era il partito tradizionale del popolo lavoratore italiano? Perché il partito comunista non si è rapidamente sviluppato negli anni 1921-22 e non è riuscito a raggruppare intorno a sé la maggioranza del proletariato e delle masse contadine? Il compagno S.V. non si pone queste domande. Egli risponde a tutte le angosciose inquietudini che si manifestano nella lettera del compagno G.P. con l'affermazione che sarebbe bastata l'esistenza di un vero partito rivoluzionario e che la sua organizzazione futura basterà nel futuro, quando la classe operaia avrà ripreso la possibilità di movimento. Ma è vero tutto ciò, o, almeno, in che senso ed entro quali limiti è vero?
Il compagno S.V. suggerisce al compagno G.P. di non pensare più entro determinati schemi ma di pensare entro altri schemi che non precisa.
Bisogna precisare. Ed ecco cosa appare necessario fare immediatamente, ecco quale deve essere l'"inizio" del lavoro per la classe operaia : bisogna fare una spietata autocritica della nostra debolezza, bisogna incominciare dal domandarsi perché abbiamo perduto; chi eravamo, cosa volevamo, dove volevamo arrivare. Ma bisogna prima fare anche un'altra cosa (si scopre sempre che l'inizio ha sempre un altro... inizio): bisogna fissare i criteri, i principi, le basi ideologiche della nostra stessa critica.

Ha la classe operaia la sua ideologia?
Perché i partiti proletari italiani sono sempre stati deboli dal punto di vista rivoluzionario? Perché hanno fallito quando dovevano passare dalle parole all'azione? Essi non conoscevano la situazione in cui dovevano operare, essi non conoscevano il terreno in cui avrebbero dovuto dare la battaglia.
Pensate: in più di trenta anni di vita, il partito socialista non ha prodotto un libro che studiasse la struttura economico-sociale dell'Italia. Non esiste un libro che studi i partiti politici italiani, i loro legami di classe, il loro significato. Perché nella Valle del Po il riformismo si era radicato così profondamente ? Perché il partito popolare, cattolico, ha più fortuna nell'Italia settentrionale e centrale che nell'Italia del sud, dove pure la popolazione è più arretrata e dovrebbe quindi più facilmente seguire un partito confessionale? Perché in Sicilia i proprietari terrieri sono autonomisti e non i contadini, mentre in Sardegna sono autonomisti i contadini e non i grandi proprietari? Perché in Sicilia e non altrove si è sviluppato il riformismo dei De Felice, Drago, Tasca di Cutò e consorti? Perché nell'Italia del sud c'è stata una lotta armata tra fascisti e nazionalisti che non c'è stata altrove? Noi non conosciamo l'Italia, così com’è realmente e quindi siamo nella quasi impossibilità di fare previsioni, di orientarci, di stabilire delle linee d'azione che abbiano una certa probabilità di essere esatte. Non esiste una storia della classe operaia italiana. Non esiste una storia della classe contadina. Che importanza hanno avuto i fatti di Milano del '98? Che insegnamento hanno dato?
Che importanza ha avuto lo sciopero generale di Milano del 1904? Quanti operai sanno che allora, per la prima volta, fu affermata esplicitamente la necessità della dittatura proletaria? Che significato ha avuto in Italia il sindacalismo? Perché ha avuto fortuna tra gli operai agricoli e non fra gli operai industriali? Che valore ha il partito repubblicano? Perché dove ci sono anarchici ci sono anche repubblicani? Che importanza e che significato ha avuto il fenomeno del passaggio di elementi sindacalisti al nazionalismo prima della guerra libica e il ripetersi del fenomeno su scala maggiore per il fascismo?
Basta porsi queste domande per accorgersi che noi siamo completamente ignoranti, che noi siamo disorientati. Sembra che in Italia non si sia mai pensato, mai studiato, mai ricercato. Sembra che la classe operaia italiana non abbia mai avuto una sua concezione della vita, della storia, dello sviluppo della società umana. Eppure la classe operaia ha una sua concezione: il materialismo storico; eppure la classe operaia ha avuto dei grandi maestri (Marx, Engels) che hanno mostrato come si esaminano i fatti, le situazioni, e come dall'esame si traggano gli indirizzi per l'azione.
Ecco la nostra debolezza, ecco la principale ragione della disfatta dei partiti rivoluzionari italiani: non avere avuto una ideologia, non averla diffusa tra le masse, non avere fortificato e coscienze dei militanti con delle certezze di carattere morale e psicologico. Come meravigliarsi che qualche operaia sia diventato fascista? Come meravigliarsene se lo stesso S.V. dice in un punto "chi sa mai anche noi, persuasi, potremmo diventare fascisti"? (Queste affermazioni non si fanno neppure er scherzo, neppure per ipotesi di propaganda). Come meravigliarsene, se in un altro articolo, dello stesso numero della Voce, si dice: "Noi non siamo anticlericali? Non siamo anticlericali ? Che significa ciò? Che non siamo anticlericali in senso massonico, dal punto di vista razionalistico dei borghesi? Bisogna dirlo, ma bisogna dire che noi, classe operaia, siamo anticlericali, in quanto materialisti, che noi abbiamo una concezione del mondo che supera tutte le religioni e tutte e filosofie finora nate sul terreno della società divisa in classi. Purtroppo... la concezione non l'abbiamo, ed ecco la ragione di tutti questi errori teorici, che hanno poi un riflesso nella pratica, e ci hanno condotto finora alla sconfitta e all'oppressione fascista.

L'inizio... dell'inizio!
Che fare dunque? Da che punto incominciare? Ecco: secondo me bisogna incominciare proprio da questo; dallo studio della dottrina che è propria della classe operaia, che è la filosofia della classe operaia, che è la sociologia della classe operaia, dallo studio del materialismo storico, dallo studio del marxismo. Ecco uno scopo immediato per i gruppi di amici della Voce: riunirsi, comprare dei libri, organizzare lezioni e conversazioni su questo argomento, formarsi dei criteri solidi di ricerca e di esame e criticare il passato, per essere più forti nell'avvenire a vincere.
La Voce dovrebbe, in tutti i modi possibili, aiutare questo tentativo, pubblicando schemi di lezioni e di conversazioni, dando indicazioni bibliografiche razionali, rispondendo alle domande dei lettori, stimolando la loro buona volontà. Quanto meno finora si è fatto, tanto più è necessario fare, con la massima rapidità possibile. I fatti incalzano: la piccola borghesia italiana, che aveva riposto nel fascismo le sue speranze e la sua fede, vede quotidianamente crollare il suo castello di carta.
L'ideologia fascista ha perduto la sua espansività, perde anzi terreno: spunta nuovamente il primo albore della nuova giornata proletaria.

LA QUESTIONE MERIDIONALE

Stralcio da un articolo del 1919 scritto sul settimanale 'L'Ordine Nuovo' sulla questione meridionale.
Le condizioni storiche dell'Italia non erano e non sono molto differenti da quelle russe. Il problema della unificazione di classe degli operai e dei contadini si presenta negli stessi termini: essa avverrà nella pratica dello Stato socialista e si fonderà sulla nuova psicologia creata dalla vita comune in trincea.
L'agricoltura italiana deve radicalmente trasformare i suoi procedimenti per uscire dalla crisi determinata dalla guerra. La distruzione del bestiame impone l'introduzione delle macchine, impone un rapido passaggio alla cultura industriale accentrata con la disponibilità di istituzioni tecniche ricche di mezzi. Ma una tale trasformazione non può avvenire in regime di proprietà privata senza determinare un disastro: è necessario che essa avvenga in uno Stato socialista, nell'interesse dei contadini e degli operai, associate in unità comuniste di lavoro. L'introduzione delle macchine nel processo di produzione ha sempre suscitato profonde crisi di disoccupazione, superate solo lentamente per l'elasticità del mercato di lavoro. Oggi le condizioni di lavoro sono turbate radicalmente: la disoccupazione agraria è già diventata problema irrisolvibile per la impossibilità di emigrare: la trasformazione industriale della agricoltura può solo avvenire col consenso dei contadini poveri, attraverso una dittatura del proletariato, che si incarni in consigli di operai industriali e contadini poveri.
Gli operai industriali e i contadini poveri sono le due energie della rivoluzione proletaria. Per lo specialmente il comunismo rappresenta una necessità essenziale: il suo avvento significa la vita e la libertà, il permanere della proprietà privata significa il pericolo immanente di essere stritolati, di tutto perdere fino alla vita fisica. Essi sono l'elemento irriducibile, la continuità con l'entusiasmo rivoluzionario, la ferrea volontà di non accettare compromessi, di proseguire implacabilmente fino alle realizzazioni integrali, senza demoralizzarsi per gli insuccessi parziali e transitori, senza farsi troppe illusioni per i facili successi.
Sono la spina dorsale della rivoluzione, i ferrei battaglioni dell'esercito proletario che avanza, rovesciando con l'impeto gli ostacoli o assediandoli con le sue maree umane che sgretolano, corrodono con opera paziente, con indefesso sacrificio.
Il comunismo è la loro civiltà, è il sistema di condizioni storiche nelle quali acquisteranno una personalità, una dignità, una cultura per il quale diventeranno spirito creatore di progresso e di bellezza.
.....
La rivoluzione comunista è essenzialmente un problema di organizzazione e di disciplina. Date le condizioni reali obiettive della società italiana, della rivoluzione saranno protagoniste le città industriali, con le loro masse compatte ed omogenee di operai di officina. Bisogna dunque rivolgere la massima attenzione alla vita nuova che la nuova forma della lotta di classe suscita nell'interno della fabbrica e nel processo di produzione industriale. Ma con le sole forze degli operai di officina la rivoluzione non potrà affermarsi stabilmente e diffusamente: è necessario saldare la città alla campagna, suscitare nella campagna istituzioni di contadini poveri sulle quali lo Stato socialista possa fondarsi e svilupparsi, attraverso le quali sia possibile allo Stato socialista promuovere l'introduzione delle macchine e determinare il grandioso processo di trasformazione dell'economia agraria. In Italia quest'opera è meno difficile di quanto si pensi: durante la guerra sono entrate nelle fabbriche cittadine ingenti quantità di popolazione rurale: su di essa la propaganda comunista ha rapidamente attecchito; essa deve servire di cemento tra la città e la campagna, deve essere utilizzata per svolgere nella campagna una fitta opera di propaganda che distrugga le diffidenze e i rancori, deve essere utilizzata perché, valendosi della sua profonda conoscenza della psicologia rurale e della fiducia che gode, inizi appunto l'attività necessaria per determinare il sorgere e lo svilupparsi delle istituzioni nuove che incorporino nel movimento comunista le vaste forze dei lavoratori dei campi.
E poco oltre specifica..
La borghesia settentrionale ha soggiogato l'Italia meridionale e le isole e le ha ridotte a colonie di sfruttamento, il proletariato settentrionale, emancipando se stesso dalla schiavitù capitalistica, emanciperà le masse contadine meridionali asservite alla banca e all'industrialismo parassitario del Settentrione.

RIFLESSIONI SULL'ILLUMINISMO GRAMSCIANO

Miriam Pellegrini Ferri
presidente G.A.MA.DI. (Gruppo Atei Materialisti Dialettici)

Tra qualche settimana due date fondamentali segnano la vita e l'opera di un grandissimo della nostra vita e della nostra storia: il 22 gennaio 1891 nasceva ad Ales (vicino Cagliari) in Sardegna Antonio Gramsci e sempre Lui il 21 gennaio 1921 fondava a Livorno il PCd'I grande svolta storica ma anche cambiamento positivo di vita sia di noi che di gran parte di cittadini del mondo.
Le analisi politiche e quindi materialiste dialettiche di Gramsci e del suo lavoro le faranno compagni G.A.MA.DI. e La VOCE, mentre io rifletto su alcuni aspetti, che mi hanno coinvolta e continuano a farlo.
Ad esempio la grande lezione gramsciana sulla sua amicizia per Gobetti, legato ad una classe opposta a quella di Gramsci.
Perché? Perché ci sono valori di natura umana civile e culturale capaci di prevaricare lo stesso ideale politico.
Io questa nobile lezione Gramsciana l'ho sentita verso il Presidente Mattarella e gliel'ho scritto, che sono allieva di Gramsci e per questo, nonostante veniamo da regioni diverse, da partiti diversi, io le sono davvero "amica" del Presidente, che mi ha scritto, ringraziato e condiviso più di una volta.
Gramsci era un grande pedagogo e anche da questo io ho avuto importanti lezioni di vita: ad esempio quando Gramsci raccomanda la cognata che aveva cura dei suoi figli di assecondare i loro desideri, anche nel vestire, pur se diversi dalla prassi.
Io ho avuto una bambina, che nel tempo in cui tutti portavano blue jeans e scarpe da ginnastica, volle essere vestita tutta di rosa con scarpette di vernice nere lucide.
Io, gramsciana, la accontentai.
Oggi quella bimba è un prestigioso ambasciatore europeo, vive a Lisbona ed è madre di due splendidi bambini.
Gramsci linguista! Gramsci scienziato! Gramsci una fonte di valori umani che non hanno confini! Grazie Gramsci per la donna che sono, per la combattente che sono, per il compagno, che come me si sentiva tuo figlio e con me ha lottato e fondato il G.A.MA.DI.
Sempre grata sempre combattente! 05/12/2020 - Miriam Pellegrini Ferri


TEORIA, PRASSI, E CONCETTO DI “EGEMONIA”, NEL
PENSIERO RIVOLUZIONARIO DI ANTONIO GRAMSCI

Vincenzo Brandi
Responsabile Comitato Scientifico G.A.MA.DI
redattore La VOCE del G.A.MA.DI.

L’importanza dell’opera di Gramsci risiede sia nella sua azione rivoluzionaria concreta, indissolubilmente legata alla nascita del Partito Comunista d’Italia nel 1921, ma anche e soprattutto nella sua opera teorica, che seppe interpretare e sviluppare in modo originale il pensiero dei grandi pensatori rivoluzionari del passato.
Sotto questo aspetto il pensiero di Gramsci può essere accostato a quello di grandi rivoluzionari come Lenin, Mao Tse Dong, Ho Chi Min, Fidel Castro, Kim Il Sung, che hanno rielaborato il pensiero dei “classici”, come Marx ed Engels, adattandoli alle condizioni concrete in cui sono avvenute le rivoluzioni e le lotte di liberazione di Russia, Cina, Vietnam, Cuba, Corea, ed arricchendo il pensiero dei rivoluzionari “classici” con nuove ed importanti considerazioni.
Il pensiero di Gramsci fu anche estremamente vasto e versatile.
Nei suoi scritti si interessò anche di critica letteraria, con acute considerazioni critiche sull’opera di Pirandello e Manzoni; si interessò di critica storica ed analisi delle ideologie “storiche”, in particolare riguardo al pensiero di Machiavelli, il primo pensatore ad auspicare la formazione di uno Stato italiano moderno; si interessò di filosofia, criticando senza mezzi termini l’idealismo del liberale conservatore Benedetto Croce, il “meridionalismo” conservatore di Giustino Fortunato e lo storicismo idealista di Giambattista Vico, lodando invece l’opera di intellettuali progressisti come Francesco De Sanctis; si interessò persino di analisi del linguaggio, auspicando la nascita di un vero linguaggio nazionale popolare che facesse uscire i proletari dalla trappola delle lingue dialettali.
Il 24 novembre del 1917, quando era ancora membro del Partito Socialista, e quando cominciarono a giungere le prime notizie sulla rivoluzione bolscevica in Russia, comparve sull’organo del Partito, l’Avanti, un suo famoso articolo: “La rivoluzione contro il Capitale”.
In esso Gramsci prendeva decisamente posizione a favore della rivoluzione e dell’azione di Lenin, e nel contempo criticava aspramente l’interpretazione pseudo-scientifica e revisionista del Capitale di Marx e del concetto di “Materialismo storico” ad opera dei socialisti pseudo-riformisti che ritenevano che ciascuno stato sarebbe dovuto passare attraverso una fase di piena realizzazione del Capitalismo prima di poter giungere al Socialismo.
I riformisti revisionisti sostenevano che il passaggio tra Capitalismo e Socialismo sarebbe avvenuto “spontaneamente” in seguito allo sviluppo delle forze produttive e che era impossibile costruire il Socialismo in uno stato arretrato da un punto di vista capitalistico.
La smentita a queste tesi è venuta, non solo dalla riuscita della rivoluzione bolscevica e dalla nascita dell’URSS, in cui sono state coinvolte anche le masse dei contadini poveri, ma anche dalla riuscita delle rivoluzioni di Paesi come la Cina, la Corea o il Vietnam, dove dirigenti comunisti illuminati sono riusciti a coinvolgere grandi masse di contadini poveri ed anche di piccola borghesia “patriottica” anticolonialista ed antimperialista.
Questi sviluppi erano stati anticipati nello stesso pensiero di Gramsci, in cui si auspicava la nascita di un blocco storico rivoluzionario che unisse gli operai rivoluzionari del Nord sviluppato con i contadini poveri del Sud, ed anche con settori di piccola borghesia, sottraendola alle suggestioni demagogiche del Fascismo. Nel 1919 la rivista torinese “Ordine nuovo” divenne, per opera di Gramsci un organo di diffusione del pensiero rivoluzionario e sostenne il movimento di occupazione delle fabbriche, fallito anche per il tradimento della direzione riformista ed opportunista del Partito Socialista.
Nello stesso anno fallirono, anche per il tradimento dei dirigenti socialisti riformisti che si schierarono con la reazione, i moti rivoluzionari in Germania ed in Ungheria con l’assassinio di Rosa Luxenbourg e Karl Liebenecht, ed il crollo delle repubbliche sovietiche della Baviera e dell’Ungheria.
Le direzioni socialiste revisioniste si erano già vergognosamente distinte per aver votato a favore dei Crediti di Guerra favorendo lo scoppio della devastante Prima Guerra Mondiale, e poi appoggiando lo sforzo bellico.
Una delle cause principali della “Rivoluzione di Ottobre” era stato il sentimento diffuso che sfociava nella richiesta di fine della guerra e ritiro di tutti i soldati proletari di tutti i Paesi in conflitto.
Dopo la nascita della III Internazionale nel 1919, e dopo il suo primo congresso nel 1920, in Italia con il congresso di Livorno fu fondato il 21 gennaio del 1921 il Partito Comunista d’Itala, che vide tra i principali fondatori e teorici Antonio Gramsci.
Nel 1924 Gramsci ne divenne Segretario, distinguendosi sia dall’estremismo sterile del primo Segretario Bordiga, contrario a qualsiasi alleanza per la formazione di un blocco storico rivoluzionario, sia dalle correnti di destra guidate da Tasca, isolate ed escluse poi nel Congresso di Lione del 1926.
Iniziato lo scontro all’interno della direzione bolscevica in URSS, Gramsci, pur invitando la maggioranza guidata da Stalin alla moderazione per evitare dolorose rotture definitive, prese comunque posizione contro le politiche avventuriste e parolaie della cosiddetta “sinistra” guidata da Trotzskij, Zinoviev e Kamenev, incapace di comprendere le reali necessità del difficile momento politico.
Nello stesso anno 1926 Gramsci fu arrestato per ordine del Governo Fascista e confinato nel carcere di Turi.
Durante il periodo di detenzione il grande intellettuale produsse nei “Quaderni dal Carcere” la maggior parte della sua vasta e preziosa produzione intellettuale.
Pur non potendosi riassumere in questa breve nota la complessità del pensiero gramsciano, si può sottolineare che forse il più importante lascito del suo pensiero è stata l’elaborazione del concetto di “Egemonia”.
Gramsci sottolineava il ruolo degli intellettuali organici alle classi dirigenti che avevano svolto e continuavano a svolgere un ruolo di sviluppo ideologico teso a creare una serie di valori politici, culturali e morali che servissero a creare un “senso comune condiviso” che agisse da collante e sostegno ideologico ai poteri dominanti.
Di fronte a questa situazione Gramsci auspicava invece la creazione di intellettuali organici alla teoria ed alla prassi rivoluzionaria che indicassero i percorsi per giungere ad una nuova società giusta.
Una funzione fondamentale in quest’opera sarebbe stata svolta dal Partito Comunista, uno dei cui compiti fondamentali sarebbe stato quello di creare, anche attraverso l’educazione intellettuale ed ideologica del proletariato rivoluzionario e degli intellettuali progressisti, un intellettuale collettivo capace di orientare l’azione delle masse per la creazione di un mondo nuovo.
Attraverso questo processo l’azione rivoluzionaria sarebbe sfociata, non solo in una “Dittatura del proletariato” (mai criticata da Gramsci), ma anche ad una piena condivisione da parte di larghe masse degli ideali di costruzione del Comunismo.
Tutti gli aspetti del pensiero gramsciano, di cui abbiamo cercato di dare un breve sintesi, sono spesso ignorati anche dai mediocri affossatori del partito da lui fondato, che ne fanno spesso genericamente le lodi, in genere ricordando la sua attività antifascista, ma senza illustrarne con precisione tutti gli aspetti più qualificanti.
Anche i tentativi a livello internazionale del cosiddetto “pensiero unico” di indicare le esperienze della Rivoluzione di Ottobre e della nascita di una serie di Paesi socialisti come un mero incidente circoscritto della storia, sono velleitari.
Il movimento comunista ha già trasformato profondamente il mondo (ad esempio con la nascita del grande movimento anticolonialista e la creazione di solide realtà socialiste ed antimperialiste come la Cina, la Corea Popolare, Cuba, o oggi anche il Venezuela, ecc.) e non si potrà più tornare indietro.
Roma 10.12.2020 Vincenzo Brandi.


ASPETTI DI GRAMSCI
FONDATORE DEL PCd’I

Roberto Gessi
direttore La VOCE
membro del direttivo G.A.MA.DI.

Fin da subito Antonio Gramsci fu stimato per la sua statura nella storia e nella cultura, anche all'estero e anche ora l'influenza gramsciana è in espansione, così afferma la fiorente scuola di ‘studi subalterni’ con sede in Calcutta, essendo sopravvissuta, senza mai trasformarsi in ismo, allo stesso movimento comunista europeo, e agli alti e bassi delle mode ideologiche perché quello che si trova nei suoi scritti è un metodo di analisi della realtà che gli ha permesso di comprendere la storia e la cultura con una onestà intellettuale che l’accompagnerà sempre.
Il primo Gramsci risente della formazione crociana e del neoidealismo, imperante allora in Italia, ma è il suo rispetto per i fatti e per la consistenza reale delle sue parole e la passione per la realizzazione delle proprie idee, anche a costo della vita, che l’accompagnerà sempre, a fare la differenza significativa del suo pensiero.
Con gli anni della maturazione la formazione crociana e il neoidealismo lo porteranno ad una attenta rivalutazione dell'illuminismo, infatti scriverà che senza l'illuminismo non ci sarebbe mai stata la Rivoluzione francese e che certamente l'illuminismo non fu un fenomeno di intellettualismo pedantesco.
In chiave illuministica si potrebbe anche considerare la sua critica a Karl Marx. per aver voluto relegare la vita umana in un ambito monodimensionale di rapporto socio-economico, affermando che per apprezzare l'attualità del pensiero di Marx va liberato dalle ‘incrostazioni positivistiche e naturalistiche’ del suo tempo.
D'altronde non si può dire che Gramsci non abbia fatto proprio il motto di Immanuel Kant "Sapere aude", ossia abbi il coraggio di servirti della tua intelligenza, e di metterla in pratica a costo della vita.
Né si può negare che in Gramsci la ragione non abbia avuto il sopravvento su qualsiasi ideologia, anzi sia stata la base fondante della sua ideologia, del suo pensiero, anzi del suo metodo di pensiero.
Come se la ragione appunto conoscesse ragioni che l'idealismo non conosce, ragioni che gli consentono, nonostante le differenze ideologiche di essere in amicizia con Sandro Pertini.
Ma ancor di più il suo giudizio a proposito di Piero Gobetti, sulla questione meridionale, a cui riconosce di avere scavato una linea di intransigenza tra i potenti e gli esclusi dalla storia (1926).
Già a febbraio 2018 Gramsci conferma di aver pubblicato un articolo dal titolo ‘Stato e sovranità’ sul quindicinale ‘Energie Nove’ di Piero Gobetti, un carissimo amico liberale.
Gramsci voleva organizzare un grande giornale per evitare che Agnelli potesse dire agli operai:’..
vedete non sanno fare un giornale e pretendono di dirigere lo Stato’. Per questo Gramsci era così esigente e non poteva tollerare la superficialità e il pressapochismo. Pur non contraddicendo apertamente le linee bordighiane, voleva aprire il giornale anche ai liberali, appunto come Piero Gobetti, e ai lavoratori ‘non comunisti’ di matrice cattolica combattendo a tal riguardo, il bieco anticlericalismo, così radicato in larghe fasce del proletariato piemontese, dimostrando così di aver ben appreso la lezione di Lenin a proposito del suo appoggio esterno ad un Governo con il quale non aveva nulla da spartire: altra prova di idealismo al di là delle cieche ideologie.
Due anni dopo la sospensione di Energie Nove, uscì la nuova rivista dell’amico Pietro Gobetti (12 febbraio 1922), afferma Gramsci, una rivista innervata di operaismo liberale, con importanti commenti del direttore: nella concezione di Gobetti i principi del liberismo vennero proiettati dall’ordine dei fenomeni individuali a quello dei fenomeni di massa.
D’altronde anche al XII Congresso del PSI Gramsci non disse una parola, nonostante non fosse d’accordo su nulla di quello che vi si stava dicendo per non provocare ulteriori rotture, ma quando il PSI fece un accordo parlamentare tra socialisti e fascisti, allora Gramsci scrisse: ‘Il patto di pacificazione, è bene sempre ricordarlo, ha dato come risultato soltanto questo: di spezzare lo sdegno generale della popolazione che stava insorgendo contro il fascismo e di permettere a questo di perfezionare la sua organizzazione armata’.
Nel '700 nasce quello spirito critico, che sarà tanto importante nei filosofi del secolo successivo, e che, applicato all'acume di Gramsci, gli permetterà, ad esempio, di smontare punto per punto il manuale popolare di sociologia di Nikolaj I. Bucharin, e che gli fa scrivere: «Voi state distruggendo l’opera vostra» a proposito delle lacerazioni del partito comunista russo dopo la Terza Internazionale.
C'è una luce che illumina la mente di Gramsci, e anche se non vogliamo chiamarla influenza illuministica, per la sua adesione al metodo materialista (però anche gli illuministi rifiutavano tutto ciò che non era possibile spiegare e concretizzare) non possiamo negare che il suo non sia un pensiero illuminato, anche nella complessità così articolata delle sue posizioni, e per la maturazione del suo pensiero, che lo porterà a prendere in considerazione posizioni diverse nell'arco degli anni.
Peraltro la preminenza della ragione non comincia e non finisce con l'illuminismo, ma invece proseguì sulla via tracciata da Galileo Galilei e raccolse i suoi frutti per tutto il secolo successivo, fino al materialismo e all'ideologia comunista, che la spogliò della sua veste borghese e la rivestì di pensiero scientifico e che conquistò anche menti del livello di Einstein, che rivoluzionò la scienza fisica e matematica.
Anche se non si può che dire che in Gramsci manchino le convinzioni profonde, anzi tutt’altro.
Credo, dice Gramsci, come Federico Hebbel che “vivere vuol dire essere partigiani” (lo stesso che ci ripete sempre la nostra Miriam), odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.
L’analisi di Gramsci è precisa e in un certo senso spietata, se non fosse per la enorme stima che prova nei confronti delle classe operaia e contadina e quindi nonostante ritenga che ogni contadino sia un filosofo e che possa arrivare a gustare un canto di Leopardi o una sinfonia di Beethoven, per cui non vi è nessun motivo di trattare i problemi che le riguardano in tono minore, in quanto tutti, quando trattati adeguatamente, possono divenire intellettuali, però riconosce nel contadino italiano una psicologia prettamente individualista ed anarchica, fortemente influenzata dalla chiesa cattolica: «La mentalità del contadino è rimasta quella del servo della gleba, che si rivolta violentemente contro i signori in determinate occasioni, ma è incapace di pensare se stesso come membro di una collettività e di svolgere un’azione sistematica e permanente rivolta a mutare i rapporti economici e politici della convivenza sociale. La psicologia dei contadini era, in tali condizioni, incontrollabile; i sentimenti reali rimanevano occulti, implicati e confusi in un sistema di difesa contro gli sfruttamenti, meramente egoistica, senza continuità logica, materiata in gran parte di sornioneria e di finto servilismo. La lotta di classe si confondeva col brigantaggio, col ricatto, con l’incendio dei boschi, con lo sgarrettamento del bestiame, col ratto dei bambini e delle donne, con l’assalto al municipio: era una forma di terrorismo elementare, senza conseguenze stabili ed efficaci. [...] Il contadino è vissuto sempre fuori dal dominio della legge, senza personalità giuridica, senza individualità morale: è rimasto un elemento anarchico, l’atomo indipendente di un tumulto caotico, frenato solo dalla paura del carabiniere e del diavolo».
"Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza" e l'educazione, la cultura, l’organizzazione diffusa del sapere e dell’esperienza, non si possono rimandare a domani, a quando saremo 'liberi politicamente', perché intensificare la cultura, per approfondire la consapevolezza, è essa stessa libertà, è essa stessa stimolo all’azione e condizione dell’azione: in queste poche parole sta tutta la forza del pensiero gramsciano.
«Non bisogna concepire la discussione scientifica come un processo giudiziario, in cui c’è un imputato e un procuratore che, per obbligo d’ufficio deve dimostrare che l’imputato è colpevole e degno di essere tolto dalla circolazione. Nella discussione scientifica, poiché si suppone che l’interesse sia alla ricerca della verità [...], si dimostra più avanzato chi si pone dal punto di vista che l’avversario può esprimere un’esigenza che deve essere incorporata nella propria costruzione. Comprendere e valutare realisticamente la posizione e le ragioni dell’avversario significa appunto essersi liberato dalla prigione delle ideologie (nel senso deteriore di cieco fanatismo ideologico), cioè porsi da un punto di vista critico»: questo è un altro tratto di ispirazione illuministica nel pensiero gramsciano. Ma, aggiunge Gramsci, quando i panni dei miei avversari erano troppo sudici, ho concluso: ‘è meglio essere ingiusto qualche volta che provare di nuovo questo schifo che fa svenire’.
Una delle ragioni che spiega la straordinaria capacità mostrata da Gramsci di resistere al logorìo del tempo e di riuscire ancora a illuminare il presente è appunto dovuto alla sua grande apertura mentale e il suo approccio storico e non dogmatico ai problemi.
Antonio Gramsci nacque ad Ales il 22 gennaio 1891, e quindi il giorno dopo il festeggiamento del centenario della fondazione del PCd'I festeggeremo anche il 130° genetliaco di Antonio Gramsci.
Fin dagli anni del ginnasio Gramsci cominciò a leggere assiduamente la stampa socialista, in particolare l'Avanti!, che il fratello maggiore Gennaro, in servizio di leva a Torino nel 1905, gli inviava, e cominciò a comprendere la funzione di formazione/informazione che la stampa era in grado di esercitare sul proletariato.
Così la sua vita fu segnata da una intensa attività giornalistica fin che poté.
Pubblicò il suo primo articolo, come corrispondente, durante la stagione estiva, da Aidomaggiore, un piccolo paese vicino a Ghilarza, sull’Unione sarda, il più diffuso quotidiano dell’isola, di proprietà del suo professore di Liceo, Raffa Garzìa, il 26 luglio 1910.
Durante gli anni universitari a Torino conobbe Togliatti, che usufruì, come lui di una delle trentanove borse di studio per le provincie del Regno di Sardegna, di 70 lire mensili per dieci mesi all’anno, quando 45 lire costava il viaggio di traversata marittima, ebbe modo di solidarizzare con i movimenti operai in sciopero (primavera 1913), e si tenne informato leggendo La Voce di G.
Prezzolini e L'Unità di G. Salvemini
.
Tornato in Sardegna, a settembre dello stesso anno, visse in casa dell'amico A. Tasca per qualche tempo e probabilmente fu allora che si iscrisse al PSI.
Nell'Ottobre seguì le elezioni politiche a ‘suffragio universale maschile’ e rimase impressionato dai mutamenti introdotti in quell'ambiente dalla partecipazione dei contadini alla vita politica.
Per questo alla primavera successiva, con un gruppo di socialisti propose Salvemini alle elezioni suppletive di un borgo di Torino per "eleggere un deputato per i contadini pugliesi" che potesse difenderli dalle violenze ordinate dal Governo Giolitti.
Fu allora che progettò di fondare ’La Città futura’, una rivista di cultura socialista, con gli amici, Tasca e Togliatti.
Tra il 1916 e il 1918, interrotti gli studi universitari, fu redattore al 'Grido del popolo' e all'edizione piemontese dell'Avanti, e sviluppò una rielaborazione critica della politica 'intransigente' che ebbe un valore determinante nella formazione del suo pensiero, venendosi a definire la sua percezione della portata epocale della guerra e della Rivoluzione russa, del suo orientamento marxista e di una prima messa a fuoco dei temi fondamentali della storia e della politica italiana, oltre che dell'inizio di un suo progressivo allontanamento ideale dal PSI.
Una delle ragioni del suo allontanamento dal PSI fu sicuramente la diversa interpretazione del significato storico e pratico della rivoluzione russa del 1917 e delle successive richieste di Lenin ai partiti socialisti e socialdemocratica europei di aderire a 21 punti non condivisi dall'ala di destra del PSI, di cui fece parte F. Turati, ma soprattutto fu la rapida trasformazione autoritaria contro gli scioperi (aprile-settembre 1920) piemontesi da parte dello Stato e dei grandi gruppi del capitalismo agrario e industriale che favorivano lo sviluppo del movimento fascista, di fronte alla sostanziale impotenza del PSI.
Anche se il Congresso del partito socialista, che si tenne a Bologna, tra il 5 e l’8 ottobre 1919, deliberò di aderire all'Internazionale comunista, però Gramsci si rese conto che il PSI non sarebbe mai potuto essere un partito rivoluzionario, mentre l'Internazionale comunista fondamentalmente questo richiedeva alla moltitudine di operai e contadini, al proletariato italiano, appunto una prospettiva rivoluzionaria: il partito era ingessato in un parlamentarismo totalmente incapace sia di organizzare la rivoluzione di massa sia di creare le condizioni per uno sbocco riformistico della crisi del nostro Paese. Ancora su L’Ordine Nuovo Gramsci scrive a proposito del Partito socialista: ‘Esso è un conglomerato di partiti, si muove e non può non muoversi pigramente e tardamente, è esposto continuamente a diventare il facile Paese di conquista di avventurieri, di carrieristi, di ambiziosi senza serietà e capacità politica; per la sua eterogeneità, per gli attriti innumerevoli dei suoi ingranaggi , logorati e sabotati dalle serve del padrone, non è mai in grado di assumersi il peso e la responsabilità delle iniziative e delle azioni rivoluzionarie che gli avvenimenti incalzanti incessantemente gli pongono. Ciò spiega il paradosso storico per cui in Italia sono le masse che spingono e “educano’ il Partito della classe operaia e non il Partito che educa e guida le masse’.
Solo questo ‘grande visionario’ era stato in grado di preconizzare la marcia fascista su Roma.
Queste furono le cause della rottura con il PSI, e così si consumò lo strappo, attraverso la sottoscrizione, il 21 ottobre 1920, con N. Bombacci, Bordiga, B. Fortichiari, F. Misiano, L.
Polano e Terracini, de ‘Il manifesto programma della sinistra socialista’
, dando vita alla costituzione della "frazione comunista".
Già nel 1919 insieme a Togliatti, Tasca e U. Terracini, Gramsci aveva fondato un settimanale di rassegna culturale socialista, L'Ordine Nuovo, che già dal primo numero riportava in testata la famosa frase ‘Istritevi perché abbiamo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi perché abbiamo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi,perché abbiamo bisogno di tutto la vostra forza.’ e che divenne quotidiano il primo gennaio 1921, che fu poi il primo organo di diffusione del Partito Comunista d'Italia.
L’Ordine Nuovo pubblicò l’importantissimo Manifesto ‘Ai commissari di reparto delle officine FIAT Centro e Brevetti’ che destò grandissimo interesse tra gli operai di Torino e una svolta radicale dei rapporti di forza.
Comunque sia quando, il 18 dicembre 1920, uscì l'articolo 'Scissione o sfacelo?' la rottura anche con i massimalisti di Serrati fu definitiva.
A LIVORNO IL 21 GENNAIO 1921 GRAMSCI TRA I PRINCIPALI IDEOLOGI FONDA IL PARTITO COMUNISTA d'ITALIA, un partito che cominciò a formare una nuova classe politica di comunisti italiani, gli stessi che andarono partigiani in montagna nella seconda guerra mondiale, un partito che sarebbe potuto essere un faro per il proletariato di allora, ma che ancora oggi ispira tutti i veri comunisti che sono rimasti in Italia.
15/12/2020 – Roberto Gessi

IL TOPO E LA MONTAGNA








ANTONIO GRAMSCI

Riccardo Fortuna
vice-direttore La VOCE
membro del direttivo G.A.MA.DI.




21 GENNAIO 1921: GRAMSCI E IL CENTENARIO DELLA NASCITA DEL PC d’ITALIA.

In questi giorni natalizi alla fine del 2020 siamo ammorbati da interminabili polemiche sulla pandemia da Covid-19, che, pur non avendo un grado di mortalità pari a quello veramente tremendo della “Spagnola” che imperversò nel primo dopoguerra, ha richiesto una serie di restrizioni, anche per non provocare il collasso dei nostri sistemi sanitari occidentali falcidiati da anni di thatcherismo, reganismo e liberismo selvaggio imposto dalla UE. Mentre si moltiplicano le stucchevoli accuse delle destre, che fanno solo demagogia sfruttando le incertezze e gli errori del Governo (ma di fronte al dilemma tra salute ed economia, e le limitate conoscenze scientifiche sul decorso dell’epidemia, sarebbe difficile non commettere degli errori), e mentre anche settori di “sinistra” sono vittime di paure irrazionali e fantasiose manie complottiste, rischia di passare sotto silenzio un evento simbolico come il centenario della nascita del PC d’Italia, nato durante il Congresso del Partito Socialista di Livorno del 15-21 gennaio 1921.
In effetti ne ha parlato in suo libro il triste conservatore Ezio Mauro, già direttore di organi padronali come “La Stampa”, finanziato dalla multinazionale che fa capo alla FIAT, e di Repubblica, organo della grande finanza capitalista, descrivendo l’episodio come una delle più grandi sciagure mai capitate all’Italia, addirittura definito come una “dannazione”. Invece il gruppo G.A.MA.DI. ha organizzato un dibattito on-line che riguarda la figura di Antonio Gramsci che fu figura centrale in quel periodo che vide la nascita del Partito Comunista. Durante il Congresso si confrontarono le tre correnti in cui era diviso il Partito Socialista: quella “riformista” che faceva capo a Turati, quella “massimalista”, e maggioritaria, che faceva capo a Serrati (non ostile al bolscevismo) e la corrente comunista che si ispirava direttamente all’azione dei Bolscevichi in Russia. Quest’ultima corrente si distaccò dando luogo al Partito Comunista, anche se subito dopo, anche su sollecitazione della III Internazionale comunista, si cercò di stabilire un’alleanza con le altre correnti socialiste in funzione antifascista.
Già subito dopo che era stata attuata la Rivoluzione in Russia, Gramsci aveva preso posizione a favore dell’azione di Lenin e dei Bolscevichi in un celebre articolo: “La Rivoluzione contro il Capitale”. I Socialisti di “destra” si erano compromessi, specie in Germania, votando a favore dei Crediti di Guerra e sostenendo lo sforzo bellico dei rispettivi Paesi nel contesto dello scontro tra i grandi Imperialismi dell’epoca. Nel 1919 i capi della sinistra socialista tedesca, Rosa Luxembourg e Karl Liebenecht, erano stati assassinati dai corpi armati di destra (“Frei Korps”) con la complicità dei Socialisti di destra Scheidemann e Noske , ed il tentativo rivoluzionario in Baviera era stato represso nel sangue. In seguito Gramsci, specie dopo il suo arresto ad opera dei Fascisti nel 1926, confinato nel carcere di Turi, aveva sviluppato il suo pensiero teorico. Il punto più qualificante di questa teoria era il concetto di “egemonia”, costituito da quel complesso di idee e valori comuni accettati, che determinano il consenso globale ad un certo assetto sociale. Gramsci riteneva che un movimento anticapitalista dovesse conquistare questo consenso attraverso lo sviluppo di un intellettuale collettivo che sviluppasse valori condivisi che permettessero di conquistare il cuore ed il cervello delle masse.
Il movimento comunista dell’Italia e dell’Europa occidentale, ha raggiunto il suo apice in occasione della Seconda Guerra Mondiale, con il grande movimento di Resistenza antifascista che ha contribuito alla sconfitta del Nazi-Fascismo, che è un opzione sempre presente tra i sostenitori del Capitalismo, ove i metodi “democratici” si rivelassero insufficienti. A questa grande vittoria sul Nazi-Fascismo ha dato un contributo decisivo il Paese nato dalla Rivoluzione d’Ottobre, l’Unione Sovietica, che ha contribuito all’opera con 20 o 25 milioni di morti. Senza le grandi vittorie dell’Armata Rossa sulle forze nazi-fasciste, la vittoria finale della coalizione anti-fascista nella Seconda Guerra Mondiale non sarebbe stata possibile.
Negli anni seguenti gli eredi del Congresso di Livorno, ed altre forze comuniste dell’Europa occidentale hanno appoggiato per qualche tempo il “blocco socialista” durante i duri anni della “Guerra fredda”. Poi la loro azione si è progressivamente diluita, fino ad approdare con gli attuali eredi del vecchio PCI ad una completa adesione al Capitalismo, alle politiche ultra-liberiste della UE, e all’alleanza nord-atlantica, la NATO, guidata dall’Imperialismo USA. A questa trasformazione ha contribuito anche la progressiva crisi dell’URSS, la cui fine nel 1991 (comunque non inevitabile se fossero stati presenti dirigenti all’altezza del compito, in grado di affrontare le difficoltà) è stata poi determinata dall’ignobile calata di brache, attuata dal chiacchierone Gorbaciov e dalla svendita del grande patrimonio pubblico sovietico attuato dalla banda dell’avventuriero Eltzin a favore degli “oligarchi” sostenuti dalle banche e dai servizi occidentali.
Questi avvenimenti hanno indotto molti storici e saggisti (più o meno al servizio del Capitalismo occidentale) a parlare di “fine della storia” e del periodo tra il 1917, data della Rivoluzione bolscevica fino al 1991 (caduta dell’URSS) come di un incidente della storia ormai chiuso. Anche un autore considerato di “sinistra” come Hobsbawm, ha avvalorato questa tesi col noto libro “Il secolo breve”, cioè il periodo 1914-1991.
Tuttavia invece la storia procede e le trasformazioni prodotte nel mondo da quei 70 anni di storia sono duraturi ed irreversibili. C’è stata la grande rivoluzione anti-colonialista, che, pur tra mille contraddizioni, ha permesso la nascita di nuovi Paesi come la nuova Cina e la Corea Popolare, il Vietnam indipendente, Cuba socialista, repubbliche africane indipendenti e progressiste come Angola o Tanzania, repubbliche arabe laiche e di tendenza socialiste come l’Egitto di Nasser, la Siria di Assad, l’Algeria nata dalla guerra di indipendenza anti-francese, la Libia di Gheddafi, l’Iraq, oltre all’Afghanistan socialista. Gli ultimi trent’anni sono stati caratterizzati da continui sanguinosi tentativi militari, o attuati con colpi di Stato, per far tornare indietro la storia. Così abbiamo avuto la guerra contro la Jugoslavia, le due guerre contro l’Iraq, l’invasione dell’Afghanistan, la distruzione della Libia, il blocco di Cuba, il colpo di Stato in Ucraina attuato con la determinante partecipazione di formazioni che inneggiano apertamente al nazismo (così come succede anche in Lituania ed in altri paesi baltici secessionisti dall’URSS), il colpo di Stato in Georgia, le finte “Primavere arabe” che hanno colpito Paesi come la Siria, i tentativi di destabilizzazione attuati in Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Paesi che nel frattempo avevano conquistato una reale indipendenza. Ma molti di questi tentativi sono andati a vuoto ed hanno incontrato la forte resistenza di quei popoli. La Russia si è ripresa dalla crisi e la Bielorussia ha sempre difeso il passato sovietico; oggi insieme difendono la loro indipendenza dall’avanzata della NATO che ha costellato i loro confini di batterie di missili pronte a colpire, e riempito i Paesi europei, tra cui l’Italia, di arsenali atomici forniti di bombe modernissime vietate dagli accordi internazionali. La Cina, lo Stato più popoloso del mondo, è diventato uno Stato socialista flessibile in via di transizione, ed ormai la prima potenza economica mondiale. Persino nell’attuale vicenda della pandemia da Covid Cina, Vietnam, Corea Popolare hanno superato rapidamente la crisi con provvedimenti tempestivi e decisi che hanno permesso anche un rilancio dell’economia a livelli che nemmeno ci sogniamo (a meno che non li si voglia considerare anche loro complici di presunti complotti globali). La storia va avanti ed i giochi sono tutti aperti.
Roma 25.12.2020 Vincenzo Brandi


CIÒ CHE DAVVERO RIMANE DI GRAMSCI E DEL PARTITO COMUNISTA

Andrea Martocchia membro del Comitato Scientifico G.A.MA.DI.
Responsabile dell’inserto Jugoslavia de La VOCE
È possibile – come ha fatto notare Vincenzo Brandi – che la particolare situazione di pandemia in cui ci troviamo contribuirà a relegare i due anniversari – delle nascite del PCdI e dello stesso Gramsci – più o meno nel dimenticatoio. Tuttavia, in giro è sempre pieno di "esperti di Gramsci" da un lato e di comunisti impegnati a "rifondare il Partito" dall'altro, e anche se quest'anno le attenzioni sono rivolte altrove, il rischio di incappare nelle solite litanìe rimane elevato. Per non rischiare di alimentarne io stesso, di litanìe, provo ad esporre in modo stringato solo alcune tesi relative a ciò che può essere veramente utile per l'oggi di quei grandi insegnamenti del passato.
1. Gramsci Questo scritto si inserisce in un confronto avviato, con encomiabile impegno, da parte del G.A.MA.DI. tramite la sua presidente Miriam Pellegrini e il direttore de La Voce Roberto Gessi; confronto fortunatamente già alimentato da validi contributi. Il primo e principale contributo è nella oculata selezione degli scritti di Gramsci, che molto giustamente si apre con stralci dalle Lettere dal Carcere del 1932, nei quali Gramsci critica duramente Benedetto Croce in senso anti-idealistico e materialistico, finendo per accostarlo al mai cessato "machiavellismo" e "trasformismo" delle classi dirigenti italiane.
Queste Lettere gramsciane sono di enorme importanza proprio perché contraddicono la vulgata della tradizione intellettuale italiana novecentesca. Nel suo machiavellismo e trasformismo, cioè opportunismo, tale tradizione ha prodotto il mito della dìade catto- comunista Croce-Gramsci. I due sono stati trattati come un Giano bifronte, come se fossero state le due facce di una stessa medaglia. Questa nefasta visione ha prevalso soprattutto in virtù della deriva del "partito di massa" post-togliattiano, che ha disperso le specificità del proprio bagaglio ideologico adattandosi alla melassa indigesta del crocianesimo imperante.
Se dunque vogliamo salvare qualcosa di Gramsci come teorico, è preminente evidenziare ciò che lo differenzia totalmente da Croce. Solo così, peraltro, avremmo materiale sul quale cercare di fare (gramsciana) egemonia! Viceversa, saremmo noi le vittime dell'egemonia (idealista, spiritualista, cattolica) altrui.
2. Il Partito Anche l'altro scritto selezionato – "Che Fare?", del 1923 – è illuminante e prezioso per l'oggi.
Constatando la "sconfitta della classe operaia italiana", dopo il Biennio Rosso e la Marcia su Roma, Gramsci scrive: << Che fare dunque? Da che punto incominciare? Ecco: secondo me bisogna incominciare proprio da questo; dallo studio della dottrina [ma anche] riunirsi, comprare dei libri, organizzare lezioni e conversazioni su questo argomento, formarsi dei criteri solidi di ricerca e di esame e criticare il passato, per essere più forti nell'avvenire a vincere... >> La situazione dell'epoca era ovviamente assai diversa da quella odierna; tuttavia i due momenti storici sono accomunati dalla "sconfitta della classe operaia" e da un senso di disfatta per i comunisti e i progressisti. In questa soffocante condizione, il quesito "Che fare?" ha risposte fondamentalmente simili oggi come allora. La nota esortazione gramsciana << Agitatevi perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza >> non cessa mai di essere illuminante; però, mentre sull' "Agitatevi" i compagni si mostrano più o meno sempre pronti, anzi impazienti, sull' "Organizzatevi" spesso si accapigliano, e sullo "Studiate" si bloccano completamente... E invece ripetiamo cosa dice Gramsci: << incominciare ... dallo studio della dottrina ... riunirsi, comprare dei libri, organizzare lezioni e conversazioni su questo argomento, formarsi dei criteri solidi di ricerca e di esame e criticare il passato, per essere più forti nell'avvenire a vincere. >> Anziché comunisti, oggi noi siamo dei "desiderosi di essere" (in inglese: "would-be") comunisti: non possiamo essere integralmente comunisti finché non saremo inquadrati/inquadrabili in un Partito. Però Gramsci ci spiega che al Partito non si arriva senza solide basi organizzative e teoriche.
1. Basi organizzative: essere legati e interni alle masse e alle lotte, ma non venerare le lotte indipendentemente dalla prospettiva; combattere costantemente le concezioni e i comportamenti individualistici, soggettivistico-velleitari, autoreferenziali, che viceversa sono quelli che oggi ovunque prevalgono, come portato della (questa sì, purtroppo, oggi egemone) cultura borghese in cui siamo immersi.
2. Basi teoriche: ciò che caratterizza il comunismo, cioè il socialismo scientifico, dal punto di vista della teoria è il Materialismo Storico E DIALETTICO: questa e solo questa è la teoria con cui fare EGEMONIA.
Ho imparato da Miriam Pellegrini che il Partito Comunista può consolidarsi e vincere solo in condizioni di crisi, quando il vecchio modo crolla per le contraddizioni interne del capitalismo – quindi in condizioni di guerra, fame, clandestinità... come durante la Resistenza. Tuttavia, se non si è seminato nulla prima, se non si è costruita organizzazione e se non si padroneggia una propria specifica visione del mondo (teoria), non si sarà mai in grado di traghettare nessuno dalla Barbarie al Socialismo, come è invece indispensabile.
Andrea Martocchia


LA QUESTIONE MERIDIONALE DA GIUSTINO FORTUNATO A GRAMSCI

Vincenzo Brandi
redattore de La VOCE
membro responsabile del comitato scientifico G.A.MA.DI.
Si cominciò a parlare di “Questione meridionale” nel momento in cui nel 1860 i territori del Regno delle Due Sicilie, già amministrate dal Governo borbonico, furono annessi al Regno dei Savoia in seguito alla vittoriosa “spedizione dei mille” guidata da Garibaldi. Fu subito evidente che l’agricoltura e l’industria meridionali erano molto più arretrate rispetto a quelle del Settentrione d’Italia e necessitavano di profonde trasformazioni.
In realtà nel corso dell’800 il vecchio sistema feudale vigente nel Meridione d’Italia si era andato disgregando, ed ai vecchi latifondisti appartenenti alla nobiltà feudale si erano man mano sostituiti nuovi proprietari borghesi ed anche piccolissime proprietà di contadini poveri. Tuttavia l’arretrata borghesia meridionale - la cui parte più avanzata era stata repressa e falcidiata durante i tentativi rivoluzionari del 1798-99, con la gloriosa Repubblica Partenopea, e poi del 1820 e del 1848 - si era assestata accanto ai vecchi latifondisti nobili residui (forti soprattutto in Sicilia) in una conduzione agricola parassitaria. La condizione dei contadini poveri e dei braccianti era addirittura peggiorata in seguito alla cancellazione degli antichi diritti feudali (usi civici e “legnatico”) che almeno permettevano ai contadini poveri di usufruire di alcuni terreni comuni e della raccolta della legna da ardere. La borghesia cittadina aveva mostrato più attitudine a cercare impieghi pubblici che ad investire in attività produttive, ed usare i possedimenti agricoli come rendite. Le imprese pubbliche ex-borboniche, come la prima ferrovia italiana ed il famoso setificio di S. Leucio si erano dimostrate fiori all’occhiello isolati. Inoltre aveva nociuto al Sud anche l’unificazione nazionale del debito pubblico che aveva permesso al Governo piemontese dei Savoia di impossessarsi del tesoro borbonico usato per i propri debiti di guerra, invece che per attività produttive.
Il passaggio di potere dai Borboni allo Stato italiano fu caratterizzato da un forte senso di frustrazione dei contadini poveri che avevano sperato in ben altri provvedimenti che non il rafforzamento della borghesia. Emblematico il tentativo di occupazione della grande tenuta di Bronte (già regalata dai Borboni a Nelson per i servizi prestati) che fu represso duramente dagli stessi Garibaldini guidati da Nino Bixio, ed il fenomeno del “Brigantaggio” che fu represso nel sangue dalle truppe piemontesi dopo dieci anni di feroce guerriglia.
Negli anni seguenti anche alcune punte avanzate che pur esistevano nell’agricoltura arretrata del Sud (come la produzione del vino pugliese e gli oliveti) furono danneggiate dall’abbassamento drammatico dei dazi che favorì l’importazione di prodotti esteri e la guerra commerciale con la Francia che impedì l’esportazione del vino pugliese usato in Francia per tagliare i vini locali. Su tutti questi problemi scrissero già negli anni ’70 dell’800 una serie di autori dell’epoca, come Pasquale Villari, Franchetti, Sonnino, e soprattutto Giustino Fortunato. Tuttavia il pensiero di questi autori è in gran parte di tipo economicista borghese e non si sofferma sugli aspetti sociali e sulla necessità di una profonda rivoluzione nelle campagne a favore dei contadini poveri e dei braccianti.
Questo argomento fu invece affrontato da Gramsci soprattutto dopo che una serie di agitazioni contadine si svilupparono nell’Italia meridionale all’inizio del ‘900. Il grande intellettuale antifascista auspicava un’alleanza tra gli operai sindacalizzati e socialisti del Nord con i contadini poveri del Sud per attuare una profonda trasformazione economico-sociale.
L’avvento del Fascismo fece crollare le speranze di riscatto delle masse contadine. Il regime si dedicò essenzialmente ad alcuni grandi lavori di bonifica e alla ricollocazione di un numero limitato di famiglie. Vaste agitazioni contadine si verificarono invece nel secondo dopoguerra in seguito alla vittoria della Resistenza ed all’avanzata delle forze democratiche. Anche queste trovarono però spesso una dura repressione. Emblematico l’episodio di Portella della Ginestra in Sicilia, dove i contadini che festeggiavano il Primo Maggio furono massacrati dalla banda Giuliano, su mandato della mafia e delle forze conservatrici ed indipendentiste, legate anche agli Stati Uniti.
In seguito, sotto la pressione delle forze democratiche qualche intervento è stato fatto al Sud. Nel 1946 era stata creata la SVEIMEZ (Associazione per lo Sviluppo dell’Industria del Mezzogiorno).
Fu poi creata la Cassa per il Mezzogiorno e nel 1957 fu deciso che il 60% degli interventi pubblici di industrializzazione avvenissero nel Mezzogiorno, ma questa politica, non sorretta da un adeguato slancio rivoluzionario di forze locali, ha spesso portato alla creazione di “cattedrali nel deserto”. Le attuali vicende della grande acciaieria di Taranto ne sono un esempio. Il destino di molti contadini meridionali è stato quello dell’emigrazione, prima verso gli USA alla fine dell’800, e poi verso l’Italia settentrionale nel secondo dopoguerra, a fornire forze fresche per le industrie del Nord. È mancata quella profonda trasformazione delle campagne che aveva permesso ad esempio negli anni ’30 del secolo scorso, con le fattorie collettive, di fornire la base, pur tra contraddizioni ed enormi sacrifici, per l’industrializzazione dell’URSS, che le ha permesso di sconfiggere il Nazismo e divenire la seconda potenza mondiale. Stesso discorso per la Cina dove la rivoluzione contadina degli anni ’50 e la formazione delle “comuni popolari”, pur tra contraddizioni e sacrifici, ha fornito la base per il successivo spettacoloso sviluppo del Paese che si avvia a diventare la massima potenza economica (e pacifica) mondiale.
Gennaio 2021 - Vincenzo Brandi


Contributo per G.A.MA.DI. su centenario PCI

18.01.21
Anzitutto, ringrazio il G.A.MA.DI. (Gruppo Atei Materialisti Dialettici) per aver concepito quest’interessante iniziativa di dibattito sulla figura di Antonio Gramsci – il più grande dirigente comunista dei Paesi imperialisti – e sull’importanza storica, politica, culturale del Partito comunista italiano, di cui il 21 gennaio celebreremo il centenario, nell’ambito della storia del movimento comunista.
Colgo l’occasione per trattare brevemente un aspetto di bilancio che reputo utile per allargare il dibattito aperto su cosa abbiano rappresentato il PCI e Gramsci per la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale (1917-1976), scatenata dalla Rivoluzione d’Ottobre in Russia – divenuta sotto la guida del PC(b)US di Lenin prima e Stalin poi la base rossa mondiale, il punto di riferimento per le masse popolari di tutti i Paesi imperialisti e oppressi per lo sviluppo di rivoluzioni proletarie (socialiste e di nuova democrazia) - e conclusasi con la fine della Grande Rivoluzione culturale proletaria cinese (1966-1976) diretta dal PCC di Mao Tse-tung.
Mi riferisco alle ragioni per cui il vecchio PCI non ha instaurato il socialismo nel nostro Paese che, sulla base dello studio della pubblicistica della Carovana del (nuovo)Partito comunista italiano (www.nuovopci.it) per la quale simpatizzo, individuo principalmente nell’incomprensione della fase politica e le sue ripercussioni sul movimento economico, politico e culturale in atto nel nostro Paese nel secolo scorso.
Si tratta specificamente di:
a. natura e origine della crisi capitalistica nell’epoca imperialista (si tratta della crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale, non più successione di crisi cicliche come avvenuto nel XIX secolo ai tempi di Marx), l’aumento considerevole del movimenti delle masse e la loro spinta dal basso di insofferenza e ribellione verso lo stato delle cose e l’incapacità da parte della classe dominante di governare con le stesse procedure, istituti e forza politica, in sintesi la situazione rivoluzionaria in sviluppo che ne deriva. Natura e origine della crisi che, però, Gramsci non riuscì a osservare e sintetizzare sviluppando, in compenso, un’acuta elaborazione rispetto alla crisi politica e culturale in cui versava l’Italia in mano ai padroni, al Vaticano e alle organizzazioni criminali durante la prima letà del XX secolo.
b. forma della rivoluzione socialista (guerra popolare rivoluzionaria di lunga durata), cioè la strategia adeguata per fare dell’Italia un nuovo Paese socialista di cui è promotore il Partito comunista, quell’”intellettuale collettivo” di gramsciana memoria attorno a cui in misura crescente si aggregano la classe operaia e il resto delle masse popolari organizzate, che imprime una direzione cosciente al loro movimento spontaneo, che le indirizza verso uno sbocco politico preciso (instaurazione del socialismo, di cui il potere nelle mani dei lavoratori è il pilastro fondamentale) e ne promuove la partecipazione attiva e crescente a ogni livello della vita associata (attività creative, ricreative, sportive, culturali, ecc.).
Gramsci parlò di “guerra di posizione” in opposizione alla “guerra di movimento”: fuori dalla censura fascista e con un linguaggio più consono alla natura reale del concetto, si riferiva alla rivoluzione socialista che si costruisce e non a un processo che scoppia, in attesa del quale combinare proteste, lotte rivendicative e partecipazione alle elezioni borghesi fino a trasmettere coscienza rivoluzionaria alle masse. Come insegna lo stesso fondatore del Pcd’I, le masse apprendono principalmente dalla pratica sociale, notevolmente più ricca della teoria; esse fanno scuola di autorganizzazione nell’ambito della lotta di classe e spetta al Partito comunista alimentare a livelli via via superiori questo processo di emancipazione, già in atto nella società borghese ma non ancora praticato consapevolmente.
Il Partito comunista, quindi, deve costruire “egemonia” (potere, direzione dell’attività pratica delle masse) per dirla con Gramsci, affinché la loro mobilitazione e organizzazione rivoluzionaria via via costituisca una forza materiale che trasforma lo stato di cose presente, abbattendo l’ordinamento sociale borghese e avanzando verso l’instaurazione del socialismo.
Inoltre, perché questo processo si estenda progressivamente in termini qualitativi (salti in avanti) e quantitativi (accumulazione di forze), è necessario per il Partito e i suoi membri condurre una costante riforma intellettuale e morale (RIM), che si traduce nella trasformazione di se stessi per rendersi adeguati a dirigere le masse popolari nell’ambito del processo rivoluzionario. Anche questo è uno di quegli apporti che Gramsci ha trasmesso più o meno coscientemente ai comunisti della sua generazione e di quelle successive.
Del fallimento nell’elaborazione e traduzione pratica in termini di linea particolare e concreta per il nostro Paese della strategia rivoluzionaria fu responsabile principalmente la sinistra del partito che si scontrò con limiti ed errori del vecchio movimento comunista internazionale e che non seppe frenare l’ascesa dei revisionisti moderni in seno alla direzione del partito. Questa svolta - avvenuta ufficialmente con l’VIII Congresso del dicembre 1956, le cui manifestazioni erano già ben visibili durante il biennio ‘43-45 con la direzione togliattiana - annoverò il vecchio PCI tra i capofila internazionali della “coesistenza pacifica” con l’imperialismo, della “via parlamentare al socialismo” insieme al PCUS di Kruscev.
In sostanza, mancò la conduzione cosciente di una serrata lotta ideologica interna al partito tra la sinistra e la destra per l’affermazione della linea più avanzata che facesse marciare su solide gambe la strategia rivoluzionaria, tra coloro che erano maggiormente dediti alla causa del comunismo (penso alla figura di Secchia, Alberganti, Vaia e altri) e coloro che promuovevano la compatibilità totale con le strutture di potere della nascente Repubblica italiana sotto il protettatorato militare degli USA tramite la NATO e il governo occulto e le trame eversive del Vaticano (i vari Togliatti, Longo, ecc.); c. regime politico dei Paesi imperialisti (regime di controrivoluzione preventiva), atto ad evitare da parte della borghesia imperialista lo sbocco dell’antagonismo di classe nella guerra civile aperta e dispiegata contro la classe operaia e il resto delle masse popolari. Il caso del fascismo – dittattura terroristica della borghesia – è emblematico, nella misura in cui dimostra che la borghesia pur ricorrendo alla violenza aperta contro la gran massa della popolazione, alla coercizione come legge fondamentale dell’esistenza della sua struttura di potere non è riuscita ad evitare la mobilitazione rivoluzionaria delle masse condotta nell’ambito della Resistenza, il punto più alto raggiunto finora dalla classe operaia nella storia d’Italia nella sua lotta per il potere.
A causa dei limiti ideologici della sinistra, il PCI non riuscì a compiere la bolscevizzazione richiesta dalla III Internazionale per rendersi effettivo Stato maggiore della classe operaia e adempiere ai compiti per cui è sorto; non aveva saputo trarre i giusti insegnamenti dai tentativi rivoluzionari falliti in Europa alla fine degli anni Dieci del ‘900 (Germania, Ungheria, la stessa Italia con il Biennio Rosso 1919-1920).
Dopo aver organizzato la Resistenza antifascista come attore politico imprescindibile (vedi costituzione delle Brigate Garibaldi come parte integrante dell’esercito partigiano, mobilitazione e organizzazione della classe operaia nelle aziende capitaliste, dei proletari in quelle pubbliche, dei contadini e del resto delle classi delle masse popolari, tessitura di una rete di relazioni politiche, economiche; sociali, militari in tutto il Paese, ecc.), il PCI non fu capace di volgere a suo favore la gloriosa vittoria ottenuta nel ‘45, trasformando la guerra antifascista in guerra rivoluzionaria, liberandosi del putrescente potere della borghesia e del clero vaticano e aprendo, in questo modo, una nuova fase per la storia del nostro Paese e dell’umanità intera.
In definitiva, la questione decisiva resta l’instaurazione del socialismo nei Paesi imperialisti, come lo strumento più utile per alimentare la rinascita del movimento comunista mondiale ed è il più alto ed efficace contributo che i comunisti italiani possono trasmettere ai comunisti dei Paesi imperialisti e quelli dei Paesi oppressi.
In ciò possiamo sintetizzare l’essenza dell’internazionalismo proletario di cui i comunisti sono fieri promotori: costruzione della rivoluzione socialista oggi a casa nostra, aprendo la via alle masse popolari di altri Paesi.
Solo il Partito comunista – nucleo dirigente del nuovo potere - può realizzare quella trasformazione di cui l’umanità intera ha bisogno e di cui la realtà stessa è gravida, per chi la osserva con le lenti del materialismo dialettico, la filosofia dei comunisti che agiscono sulla base di una concezione scientifica del mondo (sperimentazione, verifica pratica e rilancio delle scoperte).
Superare gli errori e i limiti del vecchio movimento comunista è possibile e necessario, con determinazione, creatività e tenacia nell’assimilazione e applicazione del marxismo.
Auguro buon lavoro al collettivo di G.A.MA.DI., che sorgano 10, 100, 1000 iniziative come la vostra!
Celebriamo il centenario della fondazione del primo PCI, portando a compimento l’opera per cui è nato e per cui lo stesso Gramsci ha dato la sua vita: fare dell’Italia un nuovo Paese socialista!
Assimiliamo e applichiamo il materialismo dialettico come metodo di conoscenza per la trasformazione della realtà!

Avanti compagni/e, abbiamo un mondo da conquistare e il contributo di ognuno è essenziale!
Saluti comunisti,
Antonio Cipolletta


Il centenario della nascita del PCI e alcune riflessioni sulla figura di Antonio Gramsci

Jean-Claude Martini
Direttore del Centro Studi Toscano dell'Idea Juche
Ricordando e celebrando il centenario della nascita del vecchio PCI, è impossibile non dedicare un pensiero al compagno Antonio Gramsci, che di quel partito fu fondatore e dirigente riconosciuto in primis dall'Internazionale Comunista fondata da Lenin e diretta, dopo di lui, da Stalin.
Antonio Gramsci è stato il più grande dirigente comunista che l'Italia abbia sino a oggi avuto; egli fu l'unico a raccogliere la parola d'ordine della bolscevizzazione lanciata dalla Komintern, ma non poté mettere in pratica le sue teorie perché il carcere fascista lo privò dapprima della libertà e poi della vita. Non lo privò però dell'intelletto: fu infatti dal carcere che scrisse i celebri Quaderni, che dovette comporre in un linguaggio volutamente enigmatico per sfuggire alle maglie della censura.
Ciò però ha fatto sì che negli anni il suo pensiero e la sua opera venissero “tirati per la giacchetta” sia dai revisionisti togliattiani nel movimento comunista, che dai riformisti di ogni colore e sfumatura, dal PD alle varie correnti “socialiste” di “centrosinistra” e “centrodestra” in cerca di legittimità e immagine, le quali gli hanno “fatto dire” ciò che volevano e hanno distorto la sua figura fino a renderla praticamente irriconoscibile.
Iniziative come quella dei compagni del GAMADI, al contrario, si collocano in un positivo filone volto a riscoprire l'eredità di Gramsci nella sua interezza, a partire dalle sue teorie che ancora oggi conservano una grande attualità nella loro interezza. Il concetto di egemonia è uno di questi.
Troppo spesso, infatti, le forze e le organizzazioni dogmatiche hanno sottovalutato o sminuito l'agitazione culturale come mezzo di risveglio delle coscienze e di mobilitazione delle masse. I comunisti e le forze progressiste e democratiche devono lavorare, parallelamente all'azione viva tra le masse, alla costruzione di una solida e possente avanguardia culturale che sia in grado di fare massa critica e creare oggi le fondamenta della nuova cultura popolare che edificheremo in maniera sistematica e onnicomprensiva domani, nel socialismo. Ciò non vuol dire, beninteso, che dobbiamo “convincere tutti” della necessità del socialismo e “solo dopo” agire, ma fornire in tutti i sensi una valida e concreta alternativa sia nella prassi che nella teoria a tutti quegli elementi coscienti che vedono come va il mondo e notano l'assenza totale di qualsiasi riferimento ideale. È un fatto che, al giorno d'oggi, tutta la “cultura” che la classe dominante riesce a esprimere e diffondere consiste interamente di cose stupide, frivole, inutili, quando non schifose e degenerate, in ogni caso volte all'abbrutimento delle masse popolari e alla diversione dalla lotta di classe. La questione dell'egemonia gramsciana è quindi, oggi forse anche più di ieri, attuale e impellente. Di ciò si rese conto anche un grande dirigente comunista coreano, che potremmo a tutti gli effetti definire un legittimo erede di Antonio Gramsci e che risponde al nome di Kim Jong Il, allorquando già nel 2003 affermava che:
«...lo sviluppo del capitalismo consolida il dominio del capitale monopolistico e aggiunge alla prevalenza della cultura e dell’ideologia borghesi, che agiscono su larga scala per controllare la coscienza di classe, il risveglio e l’organizzazione rivoluzionaria della classe operaia. [...] La mutata situazione e il realismo richiedono una nuova ideologia e teoria, richiedono strategia e tattica nuove con cui destare e chiamare a raccolta gli ampi settori delle masse che si oppongono al dominio del capitale monopolistico e all’aggressiva politica bellica dell’imperialismo, istruirne gli elementi più forti ed espandere e rafforzare le forze rivoluzionarie»1.
Come Gramsci fu l'unico, ripetiamo, ad aver raccolto le indicazioni di Lenin e della III Internazionale, i comunisti coreani sono stati gli unici ad aver ripreso di fatto la lezione di Gramsci, a concentrarsi sull'uomo, i suoi interessi e le sue necessità nell'elaborazione della teoria, della 1 Kim Jong Il, Opere scelte, vol. 15, Edizioni in Lingue Estere, Pyongyang 2011, pag. 325 ed. fr.
strategia e delle tattiche rivoluzionarie, e a porre le basi per il superamento dei limiti ideologici delle precedenti teorie rivoluzionarie del marxismo (una di queste essendo, come ricordato dal compagno R. Gessi, le incrostazioni positivistiche che Gramsci notò, criticò e superò teoricamente già in gioventù), che tutt'oggi frenano l'avanzata del movimento comunista, operaio e popolare italiano dal raggiungere la vittoria, quella vittoria che la pratica dimostra sempre di più ogni giorno che passa, essere sempre più necessaria per la sopravvivenza di milioni di figli del popolo nel nostro paese e di miliardi di esseri umani nel mondo intero.



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65 G.A.MA.DI. Corollario dello STATUTO 1998
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66 G.A.MA.DI. Agenda Laica Internazionale 2003
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67 G.A.MA.DI. Calendario Internazionale Laico 2003
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68 G.A.MA.DI. Carla CAPPONI una donna del nostro tempo Miriam Pellegrini Ferri
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69 G.A.MA.DI. Un campo di grano maturo (Romanzo) Miriam Pellegrini Ferri
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70 G.A.MA.DI. Inganni Giovanni Padellini
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71 G.A.MA.DI. Scuola libera se statale Maria Mantello
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72 G.A.MA.DI. Afghanistan, ieri e oggi Enrico Vigna
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75 G.A.MA.DI. Fidel Castro: colloquio con Carter Fidel Castro Ruz
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77 G.A.MA.DI. Fidel risponde a Bush Fidel Castro Ruz
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78 G.A.MA.DI. Corea e la Riunificazione Miriam Pellegrini Ferri
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79 G.A.MA.DI. L'AGGRESSIONE ALL'IRAQ Fabrizio ROSSI
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80 G.A.MA.DI. I doveri del giornalista Miriam Pellegrini Ferri
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81 G.A.MA.DI. Castro Discorso Naturalista del 26 luglio 2002 Fidel Castro Ruz
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82 G.A.MA.DI. Fidel-Scuole discorso del 13 agosto 2002 Fidel Castro Ruz
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83 G.A.MA.DI. Kim Il Sung "Padre della Patria" per il popolo della Corea
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84 G.A.MA.DI. Niente di più benefico di una scuola-Fidel Castro 31 agosto 2002 Fidel Castro Ruz
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85 G.A.MA.DI. EDUCARE è la parola chiave Fidel Castro Ruz
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86 G.A.MA.DI. La scuola sperimentale "Josè¨ Martì" – Discorso inaugurale di Fidel Castro Ruz Fidel Castro Ruz
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87 G.A.MA.DI. Fidel 9 settembre 2002 Fidel Castro Ruz
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88 G.A.MA.DI. Miscellanea contro l'imperialismo Boris Bellone
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89 G.A.MA.DI. Perez ONU 14 settembre 2002
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91 G.A.MA.DI. 57°anniv. Fondazione Partito Comunista di Corea
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92 G.A.MA.DI. L'infanzia del Che Mauro Pascolini
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93 G.A.MA.DI. NO ! Alla nuova aggressione imperialista all'Iraq Oleggio
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94 G.A.MA.DI. Incontro storico Kim Jong II Janichiro
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95 G.A.MA.DI. La civiltà fatica a trovare alloggio in questo paese Antonia Sani
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96 G.A.MA.DI. Fidel: Discorso del 21 ottobre 2002 ai lavoratori zuccherieri di Artemisa Artemisa
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96bis G.A.MA.DI. Cuba Socialista: “L’uomo è il capitale più prezioso Fidel Castro Ruz
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97 G.A.MA.DI. Studenti e….partigiani (le domande degli allievi di Bussoleno)
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98 G.A.MA.DI. Olimpiade Cubana 26 nov. 2002
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99 G.A.MA.DI. Libertà di Scienza Margherita Hack
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100 G.A.MA.DI. Intervista a Saddam Husayn Sayyid Nassar
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101 G.A.MA.DI. ANTONIO Gramsci - Breve biografia Miriam Pellegrini Ferri
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102 G.A.MA.DI. GLOSSARIO dell’occupazione israeliana in Palestina Miriam Pellegrini Ferri
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103 G.A.MA.DI. Omaggio a “Carlo” Giambattista Lazagna – Combattente Partigiano
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104 G.A.MA.DI. A COSA SERVE L’ONU – Ha mai scongiurato qualche guerra imperialista?
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105 G.A.MA.DI. KOREA 2001 - CD Rom
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107 G.A.MA.DI. Globalizzazione e Sviluppo (Fidel 14 aprile 2003) Fidel Castro Ruz
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108 G.A.MA.DI. XII Conferenza dei Paesi non Allineati (Fidel 25 aprile 2003) Fidel Castro Ruz
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110 G.A.MA.DI. La guerra si può sconfiggere Domenico Gallo
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111 G.A.MA.DI. I cinque anni del G.A.MA.DI. Miriam Pellegrini Ferri
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112 G.A.MA.DI. Legge e Resistenza Avv. Antonio Lovatini
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114 G.A.MA.DI. Felipe Perez Roque: conferenza stampa: i cinque patrioti cubani
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116 G.A.MA.DI. UNEAC -Scrittori e artisti cubani contro il fascismo
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117 G.A.MA.DI. Cuba, Fidel e la sanità-Discorso all’inaugurazione di opere del programma straordinario Fidel Castro Ruz
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120 G.A.MA.DI. NO AL FASCISMO-Elaborazione drammaturgica Mario Ferrero
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121 G.A.MA.DI. Giuseppe Di Vittorio Biografia Miriam Pellegrini Ferri
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122 G.A.MA.DI. O con Cuba o con il nazismo Fidel Castro Ruz
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123 G.A.MA.DI. Jozif Broz Tito breve biografia Miriam Pellegrini Ferri
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124 G.A.MA.DI. Fidel in Argentina 25 maggio 2003 Fidel Castro Ruz
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126 G.A.MA.DI. COSTITUZIONE della Repubblica Popolare Cinese (1975)
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127 G.A.MA.DI. Fidel Castro Ruz; breve biografia Miriam Pellegrini Ferri
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136 G.A.MA.DI. 50° anniversario – discorso Fidel Castro Ruz
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144 G.A.MA.DI. L’Uomo e il Cosmo (int. M. Hack) Fabrizio Rossi
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152 G.A.MA.DI. LA DESERTIFICAZIONE E LA SICCITÀ Fidel Castro Ruz
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153 G.A.MA.DI. Inaugurazione dell’anno scolastico 2003 – 2004 - discorso Fidel Castro Ruz
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154 G.A.MA.DI. GIACOMO MATTEOTTI (assassinato per ordine del duce) dopo l’ultimo discorso alla Camera.
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155 G.A.MA.DI. Discorso alle Nazioni Unite sett. 2003 - Perez ministro degli esteri di CUBA Perez
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156 G.A.MA.DI. Il Partito del Lavoro di Corea - dall’Ambasciata della RPDC
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157 G.A.MA.DI. FOIBE dalla propaganda fascista al revisionismo storico A. Martocchia
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159 G.A.MA.DI. Deve finire il blocco economico contro Cuba Sig. Felipe Perez Roque (New York) Felipe Perez Roque
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160 G.A.MA.DI. GLI EDITORIALI CHE CONTANO Miriam Pellegrini Ferri
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161 G.A.MA.DI. ADDIO, COMPAGNA LINA Miriam Pellegrini Ferri
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162 G.A.MA.DI. AGENDA LAICA Dedicata alle RIVOLUZIONI
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163 G.A.MA.DI. CALENDARIO LAICO 2004
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164 G.A.MA.DI. La “giustizia” dei Nazisti e quella della NATO - Klaus Hortmann dell’ICDSM 8-11-2003 Klaus Hortmann
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165 G.A.MA.DI. Laicità valore universale J. Chirac
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167 G.A.MA.DI. L’Era del SONGUN (Riunificazione della Patria )
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168 G.A.MA.DI. Cola di Rienzo Tribuno del popolo perseguitato dalla chiesa cattolica
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169 G.A.MA.DI. Le menzogne …. Editoriale del quotidiano cubano “GAMMA”
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171 G.A.MA.DI. LA COESIONE della SOCIETA’ COREANA Miriam Pellegrini Ferri
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172 G.A.MA.DI. Gli USA e l’assassinio del presidente cileno SALVADOR ALLENDE
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173a G.A.MA.DI. Omaggio a Alberto Granado Miriam Pellegrini Ferri
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174 G.A.MA.DI. Lo spirito dello Juche - documento Juche di Kim Jong Il – Pyong Yang Corea 1997 Kim Jong Il
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175 G.A.MA.DI. Lettera di RAMSEY Clark a KOFI ANNAN sul processo a MILOSEVIC Ramsey Clark
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177 G.A.MA.DI. Discorso di Felipe Perez Rogue Ginevra aprile 2004
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178 G.A.MA.DI. Kosovo Methoija aprile 2004 Appello dalla Serbia Miriam Pellegrini Ferri
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180 G.A.MA.DI. Il presidente Kim Il Sung ha gettato le basi della Corea socialista.
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181 G.A.MA.DI. Fidel Castro – Discorso 1° Maggio 2004 Fidel Castro Ruz
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182 G.A.MA.DI. Brutali misure economiche contro Cuba e i cubani negli USA – Granma giornale di Cuba
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183 G.A.MA.DI. Nota Ufficiale del governo cubano - 10 maggio 2004
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184 G.A.MA.DI. Brutali misure economiche USA contro CUBA
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185 G.A.MA.DI. CUBA lotta per la vita nel mondo – Lettera di Fidel Castro a Bush – 14maggio 2004 Fidel Castro Ruz
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186 G.A.MA.DI. 40° Anniversario dell’attività politica del dirigente KIM JONG IL – 19 giugno 2004
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187 G.A.MA.DI. Governo rivoluzionario di Cuba
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189 G.A.MA.DI. Messaggio all’11° Conferenza all’ ONU Fidel Castro Ruz
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190 G.A.MA.DI. 10 punti per la riunificazione della patria Kim Il Sung
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191 G.A.MA.DI. SECONDA EPISTOLA del presidente Fidel Castro a G. W. Bush Fidel Castro Ruz
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192 G.A.MA.DI. CUBA – Dichiarazione del 5 luglio 2004
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193 G.A.MA.DI. 51° Anniversario – Discorso del Presidente Fidel Castro Ruz Fidel Castro Ruz
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194 G.A.MA.DI. La R. P. D. di Corea e la politica del Songun - 9 settembre 2004
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195 G.A.MA.DI. La Polonia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti nella 2° guerra mondiale
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197 G.A.MA.DI. BERLUSCONI profilo morale G. Vattimo
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198 G.A.MA.DI. PEREZ ROQUE – Ministro Esteri di Cuba – Discorso Onu Perez Roque
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199 G.A.MA.DI. COREA: Il Partito orgoglioso della sua ideologia—Traduzione Miriam Pellegrini Ferri
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200 G.A.MA.DI. Fidel Castro ai diplomati della scuola d’Arte Fidel Castro Ruz
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201 G.A.MA.DI. Fidel Castro: Messaggio alla Tavola Rotonda Fidel Castro Ruz
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202 G.A.MA.DI. Sulla Costituzione Europea: il Partito Comunista dei popoli di Spagna
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203 G.A.MA.DI. Calendario laico 2005 dedicato a Invenzioni e Scoperte
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204 G.A.MA.DI. AGENDA LAICA SETTIMANALE 2005
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205 G.A.MA.DI. Kim Jong Il un eminente comandante supremo traduzione Miriam Pellegrini Ferri
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206 G.A.MA.DI. Fidel Castro Ruz all’Unione della gioventù Comunista VIII Congresso & aprile 2004 Fidel Castro Ruz
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208 G.A.MA.DI. KIM JONG IL- politico con una straordinaria arte del comando Kim Jong Il
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210 G.A.MA.DI. Auschwitz e altro Miriam Pellegrini Ferri
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211 G.A.MA.DI. Il Male invisibile sempre più visibile – Convegno Mauro Cristaldi
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213 G.A.MA.DI. Kim Jong IL – Un dirigente dotato di straordinaria competenza politica Kim Jong Il
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214 G.A.MA.DI. Felipe Pèrez Roque – Discorso alla Commissione sui diritti umani. Felipe Pèrez Roque
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215 G.A.MA.DI. DIRITTI UMANI – Aumenta la minaccia contro Cuba
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216 G.A.MA.DI. Patologica ossessione degli USA contro CUBA
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217 G.A.MA.DI. 1° Maggio 2005 - Discorso Fidel Castro Ruz
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218 G.A.MA.DI. ALBANIA, IO TI CANTO! -Poesie Miriam Pellegrini Ferri
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219 G.A.MA.DI. Le origini americane e colonialiste dell’ideologia nazista D. Losurdo
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220 G.A.MA.DI. Marcia del Popolo Combattente contro il Terrorismo Fidel Castro Ruz
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221 G.A.MA.DI. A PARTIRE DAGLI IDEALI JUCHE Kim Djeung Il
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222 G.A.MA.DI. CONVEGNO PER IL 60° DELLA RESISTENZA
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223 G.A.MA.DI. Condotta differente-20 maggio 2005 Fidel Castro Ruz
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224 G.A.MA.DI. KIM JONG IL-Compagno tra i compagni Kim Jong Il
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225 G.A.MA.DI. TURCHIA – Corte peciale maggio 2005
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226 G.A.MA.DI. COREA - 5° anniv. della Dichiarazione Comune con la Corea del sud
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227 G.A.MA.DI. FIDEL CASTRO RUZ-Messaggio per questo Secondo Vertice Sud
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228 G.A.MA.DI. USA- NATO Contro la JUGOSLAVIA 24 aprile 1999-2005 Fidel Castro Ruz
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229 G.A.MA.DI. KIM SUNG IL Liberatore della Corea Kim Il Sung
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234 G.A.MA.DI. L’Altra Lombardia: PER LA PALESTINA, CON LA PALESTINA (ed. La VOCE)
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309 G.A.MA.DI. Nel PTC Kim Jong Il grande guida Songun. Miriam Pellegrini Ferri
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310 G.A.MA.DI. Fidel Castro: Menzogne deliberate, strane morti ed aggressioni all' economia mondiale. Miriam Pellegrini Ferri
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311 G.A.MA.DI. Fidel: Argomento per ONU - Silenzio di Aznar - Guerre illegali dell' Impero. Miriam Pellegrini Ferri
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312 G.A.MA.DI. Operazione Balcani (Privatizzazione della propaganda e degli eserciti) di Jorg Becker e Nira Beham Trad. dal francese Curzio Bettio a cura di M. Ferri e A. Martocchia
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313 G.A.MA.DI. Nessun nemico ci potrà sconfiggere Intervista a Raùl Castro Ruz (Ristampa) Raùl Castro Ruz
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314 G.A.MA.DI. Dichiarazione alla stampa di Felipe Pere Roque il 10/12/2007 Miriam Pellegrini Ferri
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315 G.A.MA.DI. Emancipazione femminile coreana . Traduzione Miriam Pellegrini Ferri
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316 G.A.MA.DI. LA STORIA DIRÀ CHI HA RAGIONE Fidel Castro a cura di M. Pellegrini Ferri
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320 G.A.MA.DI. Il popolo coreano ha fiducia nel suo dirigente Kim Jong Il . Traduzione Miriam Pellegrini Ferri
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321 G.A.MA.DI. In difesa della dignità. A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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322 G.A.MA.DI. LULA Riflessioni di Fidel Castro. A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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323 G.A.MA.DI. FIDEL CASTRO: SUL CANDIDATO REPUBBLICANO. A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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324 G.A.MA.DI. Fidel: medici e libri scientifici. A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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325 G.A.MA.DI. Dopo l' indipendenza del Kosovo Miriam Pellegrini Ferri
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328 G.A.MA.DI. Fidel Castro: Bush in cielo parti 1° e 2°. A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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329 G.A.MA.DI. LA VITTORIA CINESE di Fidel Castro Miriam Pellegrini Ferri
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330 G.A.MA.DI. LOTTA A MORSI di Fidel Castro Ruz A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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331 G.A.MA.DI. Intervento di Ranèn Machado Ventura alla Tavola rotonda su "povertà, disuguaglianza, inclusione" del V vertce Unione Europea - America Latina Caraibi. Lima Perù, maggio 2008
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332 G.A.MA.DI. Fidel Castro: la cinica politica dell' imperio. A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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333 G.A.MA.DI. Fidel Castro: "La formica e l' elefante" Miriam Pellegrini Ferri
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334 G.A.MA.DI. SHEFQET PECI eroe albanese A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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335 G.A.MA.DI. Fidel Castro: UN COLPO NUCLEARE Miriam Pellegrini Ferri
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336 G.A.MA.DI. GRANDE E PREZIOSO FIDEL! A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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337 G.A.MA.DI. La mente preziosa di Fidel e le sue riflessioni A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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338 G.A.MA.DI. Fidel su Stella Calloni e Trasparenza totale A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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341 G.A.MA.DI. Il Partigiano Bulow Stefania Pavone
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342 G.A.MA.DI. Terrore e orrore su Gaza Andrea Martocchia e Roberto Gessi
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343 G.A.MA.DI. Come si spiega il successo di Hamasè Intervista a Mohamed Hassan A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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345 G.A.MA.DI. Fidel Castri ci insegna a riflettere. Miriam Pellegrini Ferri
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346 G.A.MA.DI. Magico Fidel!!. Miriam Pellegrini Ferri
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347 G.A.MA.DI. Lunga vita a Fidel Castro per le preziose riflessioni. A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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347b G.A.MA.DI. Elezioni Inquinate Tony Braschi
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348 G.A.MA.DI. VIVA CUBA e Fidel Castro :Nulla si può improvvisare ad Haiti. A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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349 G.A.MA.DI. IL MAGNIFICO FIDEL 2 (Riflessioni) A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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350 G.A.MA.DI. UNA PUGNALATA NEL CUORE Fidel Castro Rux A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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351 G.A.MA.DI. Quale destino per la martoriata Palestiuna? Intervista a Khalida Jarrar del FPLP A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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352 G.A.MA.DI. Non è un sogno, è Cuba (riflessioni di Fidel). Miriam Pellegrini Ferri
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353 G.A.MA.DI. L'ORA DELLA VERITA' di Fidel Castro Ruz Miriam Pellegrini Ferri
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354 G.A.MA.DI. Discorso del ministro esteri di Cuba Bruno Rodriguez Parrilla nel Consiglio dei Diritti umani. A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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355 G.A.MA.DI. La riforma sanitaria negli Stati Uniti, di Fidel Castro A cura di Miriam Pellegrini Ferri
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CONOSCENZA, SCIENZA, E FILOSOFIA
Profili di scienziati e filosofi della scienza
da Talete alla fisica contemporanea
di Vincenzo Brandi
PREFAZIONE:

Questo libro contiene 125 brevi articoli che tracciano un percorso che, attraverso il profilo di alcuni uomini di scienza e di filosofi che si sono interessati di problemi connessi alla conoscenza scientifica, descrive lo sviluppo dei tentativi razionali dell’umanità di conoscere il mondo reale e materiale che ci circonda.

Ma questo libro non vuole essere una piccola enciclopedia che distribuisce pillole di sapere, tipo il famoso manuale Bignami usato da studenti, che non avendo approfondito la materia, si servivano di quei brevi riassuntini compresi nel manuale per poter affrontare un’interrogazione; né tantomeno è un testo scolastico, perché è un testo di parte, anche polemico se necessario, che procede con giudizi netti.

Esso vuole riproporre l’unico criterio valido per ogni tipo conoscenza e di ricerca della verità. Questo criterio riguarda sia la nostra conoscenza comune di tutti i giorni (come quella accessibile anche alla mitica “massaia di Vigevano” che ha fatto solo le elementari) sia la Scienza più elevata. Questo criterio è quello basato sui fatti concreti accertati e sull’esperienza, cioè sui fatti che percepiamo con i sensi e che poi registriamo nella nostra mente, e su cui poi ragioniamo. Questo criterio è tanto più necessario nel mondo d’oggi in cui circolano una miriade di teorie pseudo-scientifiche fantasiose, pregiudizi e credenze irrazionali. Anche a livello dell’informazione quotidiana, abbondano notizie false o manipolate diffuse dai media a livello di massa.

Insomma questo libro vuole sostenere il punto di vista del Realismo e della Scienza Sperimentale che ha avuto il suo esponente più famoso nel nostro Galilei, che si fidava di più di quello che vedeva nel suo cannochiale, rispetto a quanto scritto nei testi sacri; ma anche di scienziati teorici come Newton o Einstein che non hanno mai perso di vista la realtà fisica che ci circonda. E’ il punto di vista anche di chi, pur non essendo scienziato, si affida al “Buon Senso” comune (il riferimento ad una nota opera dell’illuminista D’Holbach con lo stesso titolo non è casuale!).

Gli articoli hanno un carattere necessariamente sintetico e divulgativo in quanto scritti, sotto forma di rubrica mensile, a partire dal giugno 2011, per la rivista “La Voce del G.A.MA.DI.”, rivista mensile, inizialmente cartacea, ed ora on-line curata dall’amico Roberto Gessi.

G.A.MA.DI. (Gruppo Atei Materialisti Dialettici) è un’Associazione impegnata nella divulgazione di concetti ed atteggiamenti realisti, materialisti e razionalisti, scevri da ogni suggestione di carattere irrazionalista o mitico-religioso, e da qualsiasi tentazione “idealista” (nel senso filosofico del termine), secondo cui la realtà non esiste fuori di noi, ma solo nella nostra mente. L’Associazione è stata fondata dall’ex-partigiana Miriam Pellegrini Ferri e dal compianto marito Spartaco, anch’egli ex-partigiano.

Nel tratteggiare i vari profili e svolgere i vari argomenti non ci si è astenuti, quindi, dal sottoporre a forte critica le posizioni di filosofi e scienziati, anche molto famosi, che abbiano espresso posizioni idealiste (come Platone, Hegel o Benedetto Croce), o irrazionaliste (come Nietzche, Heidegger o Bergson), o che comunque contengano elementi idealisti e metafisici (come lo stesso Aristotile, Cartesio o Kant).

Una critica serrata è svolta anche a moderni filosofi, di moda, che sostanzialmente negano il carattere oggettivo della Scienza Sperimentale (come Popper, Kuhn, Duhem, Lakatos, Quine, Hanson, Goodman, ecc.), o “pragmatisti” (come Pierce, James e Dewey) per cui non è la verità che conta, ma il risultato. Diceva Bertrand Russell nella sua “Storia della Filosofia Occidentale” che sarebbe stato meglio che molti filosofi che hanno fatto solo confusione non fossero mai esistiti. Come ex ricercatore scientifico, convinto che la conoscenza empirica e la Scienza Sperimentale, pur con i loro limiti, siano l’unica forma di conoscenza e verità di cui possiamo disporre, non posso non essere d’accordo con Russell.

Un particolare interesse è indicato in questo libro verso quei filosofi greci della natura (come Talete, Anassimandro, Democrito) che 2500 anni fa inventarono una filosofia razionalista di incredibile “modernità”, operando la più grande rivoluzione culturale della storia umana, ed i filosofi, che pur tra molti errori e contraddizioni, hanno praticato filosofie realiste, materialiste ed empiriste: da Bernardino Telesio, a Bacone, Giordano Bruno, Gassendi, Locke, Hume, Condillac, Stuart Mill, Engels, Russell, i membri del Circolo di Vienna, ecc. fino al nostro Ludovico Geymonat, della cui opera monumentale sulla “Storia del Pensiero Scientifico e Filosofico”, edito da Garzanti all’inizio degli anni ’70 del secolo scorso, ci siamo ampiamente serviti.

Torneremo più in dettaglio su questi temi nelle conclusioni, in cui si parla anche dell’investigatore Poirot, di Giudici che condannano innocenti e di schiavi incatenati in una caverna. Il lettore che non se la senta di leggere tutti i 125 articoli raccolti nel libro (che servono essenzialmente come esempi ed elementi del discorso complessivo che si è voluto costruire) possono anche saltare direttamente alle conclusioni (salvo fare marcia indietro per affrontare argomenti specifici).

RAGIONANDO SU UN SAGGIO DI COSTANZO PREVE.
Profilo di Vincenzo Brandi.

Vincenzo Brandi, laureato in ingegneria chimica, ha svolto per quarant’anni un’attività di ricerca scientifica e tecnologica in un grande istituto di ricerca pubblica, prima nel settore nucleare e della chimica del sodio liquido, e successivamente nel campo delle energie alternative, delle pile a combustibile e dell’uso dell’idrogeno come combustibile. Ha militato in varie formazioni e partiti di sinistra, ed attualmente fa parte di gruppi pacifisti antimperialisti. Si è sempre battuto per una scienza razionalista e laica, basata sull’esperienza e sui fatti.


29/11/2008-COLOMBIA: W LE FARC E TUTTI I POPOLI RESISTENTI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI. purtroppo la registrazione è stata irrimediabilmente danneggiata e non è più riproducibile.
VIDEO MIRIAM SU TELEAMBIENTE: 7.00€. cadauno
È sufficiente fare il bonifico sul CCP " IT68M3608105138224447924456 " intestato a " Linda Galassi " e poi cliccare sul testo desiderato.
AD UN ANNO DALL’ASSASSINIO DI GHEDDAFI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE DICEMBRE 2012 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
SOS MEDIO ORIENTE - PRIMAVERE ARABE E CRISI SIRIANA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
PRESENTAZIONE DEL LIBRO "IL TERRORISMO IMPUNITO" - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
DICHIARAZIONE DEL MINISTERO DEGLI ESTERI DELLA R.P.D. DI COREA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA RUSSIA DI OGGI NEL MEDIO ORIENTE - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
STORIA SOCIALE DELL’ASTRONOMIA DA IPAZIA A GALILEO (Presentazione del libro di A. Martocchia e F. Polcaro) - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE NOVEMBRE 2012 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
DZERZINSKY E STORIA RIMOSSA DEL FASCISMO ITALIANO IN JUGOSLAVIA (Presentazione di 2 libri) - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
RICORDO DI UN COMUNISTA PARTIGIANO (GIRA): SPARTACO FERRI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
104° ANNIVERSARIO NASCITA LUDOVICO GEYMONAT - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE MAGGIO 2012 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
GLORIA ETERNA AL MARESCIALLO TITO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE APRILE 2012 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
CENTENARIO DELLA NASCITA DI KIM IL SUNG - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ROMANA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
NEL RICORDO DI KIM JONG IL - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE MARZO 2012 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
NEL RICORDO DELLA FONDAZIONE DEL PCd’I DI ANTONIO GRAMSCI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
NEL RICORDO DELLA RIVOLUZIONE CUBANA: 08/01/1959O - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE GENNAIO 2012 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
PER I TELESPETTATORI: COMMIATO CON GIANNI RODARI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
ELEZIONE KIM JONG IL – COMANDANTE ARMATA POPOLARE- NASCITA KIM JONG SUK - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
PER LA DIPARTITA DI KIM JONG IL: DENTRO LA NOTIZIA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI- MARIO ALBANESI- BRUNO DE VITA
LA VOCE DICEMBRE 2011 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
IN RICORDO DI CARLA CAPPONI- UNA DONNA DEL NOSTRO TEMPO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
GUERRA E PACE QUA E LA PER IL MONDO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
RIBELLI - GLI ULTIMI PARTIGIANI RACCONTANO LA RESISTENZA DI IERI E DI OGGI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA RIVOLUZIONE DELL’UOMO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE DI NOVEMBRE 2011 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
NEL RICORDO DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE DI OTTOBRE 2011 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
66° DELLA FONDAZIONE DEL PARTITO DEL LAVORO DI COREA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
FRASI QUA E LÀ IN GIRO PER IL MONDO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE DI SETTEMBRE 2011 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA PRESA DI PORTA PIA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
COMMIATO PER PAUSA ESTIVA CON LA VOCE GIUGNO 2011 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
INNOVAZIONE E COERENZA: IL VI CONGRESSO DEL PC DI CUBA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA SOCIETÀ COME MILIZIA: DAL TESTO DI LUDOVICO GEYMONAT - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
L’ATEISMO SCIENTIFICO DI LENIN - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE DI MAGGIO 2011 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
W IL PRIMO MAGGIO: GIORNATA INTERNAZIONALE DEI LAVORATORI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
ECCEZIONALE INCONTRO CON L’AMBASCIATORE DELLA R.P.D. DI COREA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE DI APRILE 2011 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
UNA COLONIA CHIAMATA ITALIA: LE BASI USA E NATO IN ITALIA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
NEL RICORDO DEI 12 ANNI DAL BOMBARDAMENTO "IL SOAVE PROFUMO DELL’IMPERIALISMO" DI GIANNI VIOLA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE DI MARZO 2011 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
L’UNITÀ D’ITALIA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
RICORDIAMO L’8 MARZO CON IPAZIA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
411º ANNIVERSARIO DAL ROGO DI GIORDANO BRUNO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
GLI AUGURI AL PRESIDENTE KIM JONG IL - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
NEL RICORDO DELLA GLORIOSA REPUBBLICA ROMANA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA VOCE DI FEBBRAIO 2011 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
PER I TELESPETTATORI: LA VOCE DI GENNAIO 2011 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LOTTA DI CLASSE, LA GELMINI E ALTRO ANCORA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
UN EDITORE SPECIALE: GIUSEPPE ZAMBON - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
PER I TELESPETTATORI: LA VOCE DI GENNAIO 2011 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
TELESPETTATORI PER VOI: TRILUSSA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
1217 DICEMBRE 1879: NASCEVA UN GRANDISSIMO DELLA STORIA: STALIN - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
7 dicembre 1918: nasceva Carla Capponi una donna del nostro tempo Resistenziale - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
NUOVA AGGRESSIONE CONTRO LA RPD DI COREA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
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QUANDO FIDEL CASTRO RIFLETTE - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
PARLIAMO DI LIBERTÀ DI PENSIERO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
COS’È IL MATERIALISMO DIALETTICO? - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
PRESENTAZIONE DE LA VOCE DI NOVEMBRE 2010 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
PER LA MEMORIA STORICA: 93° DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
NEL QUADRO DELLA PROTESTA E DELLA DENUNCIA INTERNAZIONALE PER I 5 PATRIOTI CUBANI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA FINE DI UN GIGANTE: SARAMAGO: parte prima. - ING. VINCENZO BRANDI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
LA FINE DI UN GIGANTE: SARAMAGO: parte seconda. - ING. VINCENZO BRANDI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI
DI RITORNO DAL LIBANO: parte prima. - ING. VINCENZO BRANDI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
DI RITORNO DAL LIBANO: parte seconda. - ING. VINCENZO BRANDI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
65° DELLA FONDAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA DI COREA. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
CHE COSA SONO IL G.A.MA.DI. E IL SUO ORGANO LA VOCE? - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
L’UOMO E LA MORALE di DENIS DIDEROT: ONORE ALL’ILLUMINISMO. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
1º MAGGIO: IL DIFFICILE CAMMINO DELLA CLASSE OPERAIA. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
OMAGGIO ALLA RESISTENZA SMASCHERANDO LE CALUNNIE SUL MASSACRO DI KATIN. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
17/04/2010-UN GRANDE DELLA STORIA: KIM IL SUNG. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
12/04/2010-PROTESTIAMO PER IL VILE E CRUENTO NUOVO ATTACCO IMPERIALISTA CONTRO CUBA. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
03/04/2010-LENIN: IL VOTO ELETTORALE IN UN PAESE CAPITALISTA È SOLO IL DIRITTO DI SCEGLIERSI IL BOIA. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
27/03/2010-24 MARZO 1999: DILUVIO DI BOMBE SULLA JUGOSLAVIA - IVAN PAVICEVAC - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
13/03/2010-8 MARZO- GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA DEDICATA MARGHERITA HACK. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
06/03/2010-CHI ERA ORLANDO ZAPATA TAMAJO. - FRANCO COSTANZI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
27/02/2010-GAZA FREEDOM MARCH CON GLI OCCHI DI UN PARTECIPANTE: VINCENZO BRANDI. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
20/02/2010-410º ANNIVERSARIO DEL ROGO DI GIORDANO BRUNO. - parte seconda - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
20/02/2010-410º ANNIVERSARIO DEL ROGO DI GIORDANO BRUNO. - parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
13/02/2010-GLI AUGURI A KIM JONG IL CON LA LETTURA DI IMPORTANTI DOCUMENTI. - parte seconda - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
13/02/2010-GLI AUGURI A KIM JONG IL CON LA LETTURA DI IMPORTANTI DOCUMENTI. - parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
30/01/2010-RICORDIAMO LA R. ROMANA CON IL SUO GRANDE EROE: GIUSEPPE GARIBALDI. - parte seconda - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
30/01/2010-RICORDIAMO LA R. ROMANA CON IL SUO GRANDE EROE: GIUSEPPE GARIBALDI. - parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
30/01/2010-IL CLUB BILDERBERG: LA STORIA SEGRETA DEI PADRONI DEL MONDO. - parte seconda - IVAN PAVICEVAC - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
30/01/2010-IL CLUB BILDERBERG: LA STORIA SEGRETA DEI PADRONI DEL MONDO. - parte prima - IVAN PAVICEVAC - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
21/01/2010-21/01/1921: ANTONIO GRAMSCI FONDA IL P.C.D’I. - parte seconda - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
21/01/2010-21/01/1921: ANTONIO GRAMSCI FONDA IL P.C.D’I. - parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
09/01/2010-CHE COS’È IL G.A.MA.DI. E I SUOI SIMPATIZZANTI. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
09/01/2010-CHECCO DURANTE: ATTORE -REGISTA - POETA. - MAURO PASCOLINI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
19/12/2009-GIACOMO LEOPARDI: NON POETA DEL DOLORE MA CANTORE DEL MATERIALISMO. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
12/12/2009-CONTRO LA STRAGE DI STATO del 12 Dicembre 1969- Ricordiamo CARLA CAPPONI- Medaglia d’oro- eroina della Resistenza: parte seconda. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
12/12/2009-CONTRO LA STRAGE DI STATO del 12 Dicembre 1969- Ricordiamo CARLA CAPPONI- Medaglia d’oro- eroina della Resistenza: parte prima. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
05/12/2009-PER RICORDARE L. GEYMONAT: "LA LIBERTÀ". - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
28/11/2009-NON È UN SOGNO: È CUBA - FRANCO COSTANZI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
21/11/2009-NEL 60º ANNIVERSARIO DELLA RIVULUZIONE CINESE ONORE ALLA CINA DI MAO TSE DONG. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
14/11/2009-RIFLESSIONI ODIERNE SULLE FRASI DI TITO CIRCA L’IMPORTANZA DELLO STARE UNITI. - IVAN PAVICEVAC - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
07/11/2009-BERTRAND RUSSELL - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
31/10/2009-VIAGGIO NEL RICORDO DI SABRA E CHATILA -ING. ENZO BRANDI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
24/10/2009-RICORDO DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
17/10/2009-UNA MASCHERA CHIAMATA DECODER: parte seconda - MARIO ALBANESI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
17/10/2009-UNA MASCHERA CHIAMATA DECODER: parte prima - MARIO ALBANESI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
10/10/2009-IL GLORIOSO OTTOBRE DELLA R.P.D. DI COREA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
03/10/2009-NO! ALLE RONDE: parte seconda - ANDREA DE MARCHIS (CARC) - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
03/10/2009-NO! ALLE RONDE: parte prima - ANDREA DE MARCHIS (CARC) - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
26/09/2009-L’UOMO E LA SUA INCESSANTE RIVOLUZIONE- MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
19/09/2009-LA VOCE - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
30/05/2009-UN GRANDE DEL NOSTRO TEMPO: TITO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
23/05/2009-CUBA: IERI, OGGI E DOMANI - MARCO PAPACI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
16/05/2009-PER RICORDARE CHE IN MAGGIO È NATO LUDOVICO GEYMONAT: parte seconda - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
16/05/2009-PER RICORDARE CHE IN MAGGIO È NATO LUDOVICO GEYMONAT: parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
09/05/2009-PINELLI: TERRORISMO? NO, DELITTO DI STATO: parte seconda - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
09/05/2009-PINELLI: TERRORISMO? NO, DELITTO DI STATO: parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
02/05/2009-W IL PRIMO MAGGIO !: parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
25/04/2009-UNA NUOVA LEGGE SULLA CACCIA ?: parte seconda - PROF. MAURO CRISTALDI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
25/04/2009-UNA NUOVA LEGGE SULLA CACCIA ?: parte prima - PROF. MAURO CRISTALDI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
11/04/2009-ILLUMINISMO E LAICITÀ - LETTURA DI FRASI ILLUMINANTI: parte seconda - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
11/04/2009-ILLUMINISMO E LAICITÀ - LETTURA DI FRASI ILLUMINANTI: parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
28/03/2009-"PANE E LIBERTÀ" CRITICA DEL G.A.MA.DI. ALLA FICTION RAI1 (G. DI VITTORIO): parte seconda - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
28/03/2009-"PANE E LIBERTÀ" CRITICA DEL G.A.MA.DI. ALLA FICTION RAI1 (G. DI VITTORIO): parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
21/03/2009-10 ANNI DI BOMBARDAMENTI SULLA JUGOSLAVIA: parte seconda - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
21/03/2009-10 ANNI DI BOMBARDAMENTI SULLA JUGOSLAVIA: parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
14/03/2009-IL PARTIGIANO BULOW PRESENTAZIONE DEL TESTO DI STEFANIA PAVONE: parte seconda - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
14/03/2009-IL PARTIGIANO BULOW PRESENTAZIONE DEL TESTO DI STEFANIA PAVONE: parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
25/02/2009-NEL RICORDO DI UN GRANDISSIMO GIUSEPPE STALIN: parte seconda - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
25/02/2009-NEL RICORDO DI UN GRANDISSIMO GIUSEPPE STALIN: parte prima - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
21/02/2009GIORDANO BRUNO AL 490º DEL ROGO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
14/02/2009-LA RIUNIFICAZIONE DELLA COREA NEL COMPLEANNO DI KIM JONG IL - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
10/02/2009-GIORNO DEL RICORDO - INTERVIENE MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
07/02/2009-LA REPUBBLICA ROMANA: seconda parte - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
07/02/2009-LA REPUBBLICA ROMANA: prima parte - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
31/01/2009-UN TESORETTO DI NOME CUBA: seconda parte - GUIDA DI FRANCO COSTANZI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
31/01/2009-UN TESORETTO DI NOME CUBA: prima parte - GUIDA DI FRANCO COSTANZI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
10/01/2009-AD UN ANNO DALLA SCOMPARSA, ARRIGO BOLDRINI COMANDANTE BULOW: prima parte - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
10/01/2009-ANTONIO GRAMSCI FONDA IL PC d’I: prima parte - DANILO RUGGERI - Segreteria CARC - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
10/01/2009-JOSÈ MARTÌ PADRE DELLA PATRIA CUBANA: prima parte - MARCO PAPACCI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
10/01/2009-JOSÈ MARTÌ PADRE DELLA PATRIA CUBANA: seconda parte - MARCO PAPACCI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
03/01/2009-OMAGGIO AL 50º DELLA GLORIOSA RIVOLUZIONE CUBANA: prima parte - MARCO PAPACCI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
03/01/2009-OMAGGIO AL 50º DELLA GLORIOSA RIVOLUZIONE CUBANA: seconda parte - MARCO PAPACCI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
27/12/2008-ULTIMA TRASMISSIONE 2008: LETTURA POESIE DI TRILUSSA E BRINDISI
IVAN PAVICEVAC - ENZO VALENTINI - SPARTACO FERRI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
20/12/2008-Presentazione di "LE CAVALLETTE", testo di JURGENS ELSASSER :prima parte - IVAN PAVICEVAC - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
20/12/2008-Presentazione di "LE CAVALLETTE", testo di JURGENS ELSASSER :seconda parte - IVAN PAVICEVAC - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
13/12/2008-OMAGGIO AL PIÙ VALIDO DIRIGENTE DI UN’ARMATA POPOLARE EROICA: KIM JONG - MIRIAM PELLEGRINI FERRI: INSIGNITA DELLA MEDAGLIA DI AMICIZIA DAL COMITATO CENTRALE DEL PARTITO DEL LAVORO DI COREA.
06/12/2008-PER RICORDARE IL GRANDE FILOSOFO DELLA SCIENZA LUDOVICO GEYMONAT, SCOMPARSO IL 29/11/1791:prima parte.
06/12/2008-PER RICORDARE IL GRANDE FILOSOFO DELLA SCIENZA LUDOVICO GEYMONAT, SCOMPARSO IL 29/11/1791:seconda parte.
01/11/2008-NEL RICORDO DEL TRISTE 17 NOVEMBRE: CARLA CAPPONI UNA DONNA DEL NOSTRO TEMPO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
25/10/2008-MASCHERA DEMOCRATICA PER UN GOVERNO FASCISTA CHE INSULTA LA COSTITUZIONE CON L’USO DEL MANGANELLO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
01/11/2008-UN EROE ALBANESE: SHEFQET PECI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
25/10/2008-QUESTO GOVERNO È CONTRO L’UNITÀ D’ITALIA - PAOLO VALENTI E MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
18/10/2008-NEL RICORDO DELLA RIVOLUZIONE D’OTTOBRE - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
08/10/2008-NEL 60º ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL PARTITO DEL LAVORO DI COREA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
04/10/2008-NEL CENTENARIO DELLA NASCITA DI UN GRANDE STATISTA ALBANESE: ENVER HOXHA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
27/09/2008-10 ANNI DI AGGRESSIONE: COSA NE È DELLA SERBIA E DEL KOSOVO? -IVAN PAVICEVAC E MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
20/09/2008-LA VOCE - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
21/06/2008ANCORA LA PERSECUZIONE CONTRO I COMUNISTI - DANILO RUGGIERI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
14/06/2008-LA NASCITA DI UNO STATO CRIMINALE: CHIESA DI ROMA - PAOLO VALENTINI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
02/06/2008-IL CAMMINO DELLA REPUBBLICA ITALIANA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
24/05/2008-5 MAGGIO 1736 PER LA LIBERAZIONE DELLA PATRIA COREANA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
17/05/2008CONTINUA LA PERSECUZIONE CONTRO I COMUNISTI -DANILO RUGGERI (CARC) - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
10/05/2008-UN GRANDE DEL NOSTRO TEMPO: LUDOVICO GEYMONAT - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
03/05/2008-1º MAGGIO: IL LUNGO CAMMINO DELLA CLASSE OPERAIA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
26/04/2008-LA RESISTENZA PRENDE L’ ERGASTOLO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
26/04/2008-Presentazione di: ORIGINE DELLA FAMIGLIA, DELLA PROPRIETÀ PRIVATA E DELLO STATO e esito delle votazioni - ENZO BRANDI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
12/04/2008-IL PARTITO DEL LAVORO DELLA R.P.D. DI COREA SCRIVE AL GAMADI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
05/04/2008-L’ESPANSIONE DEL CRISTIANESIMO TRA I GERMANI - PAOLO VALENTINI E MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
29/03/2008-OMAGGIO A KIM IL SUNG E A KIM JONG IL: PATRITTISMO SOCIALISTA - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
15/03/2008-SPOT ELETTORALE 2008 - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
22/03/2008-JUGOSLAVIA BOMBARDATA NON POSSIAMO E NON VOGLIAMO DIMENTICARE. - IVAN PAVICEVAC E MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
15/03/2008-OMAGGIO A FIDEL CASTRO RUZ. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
01/03/2008-GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
01/03/2008-GIUSTINIANO PRIMO E TEODORA - PAOLO VALENTINI E MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
23/02/2008-COL KOSOVO NEL CUORE - IVAN PAVICEVAC E MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
16/02/2008-408º ANNIVERSARIO DEL ROGO DI GIORDANO BRUNO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
09/02/2008-REPUBBLICA ROMANA E MASTRO TITTA. IL BOIA DELLA C.C. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
02/02/2008-LUNGA VITA PRESIDENTE KIM JONG IL ! - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
26/01/2008-MATERIALMENTE DIALETTICO E NATURA: COSA SUCCEDE ALLA SAPIENZA ? - ING. VINCENZO BRANDI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
17/01/2008-GRAMSCI E LA FONDAZIONE DEL P.C. d’ I. - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
17/01/2008-KOSOVO: LUOGO DEL DELITTO - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
05/01/2008-IERI, OGGI, DOMANI - LETTURA EDITORIALI DI ’LA VOCE’ - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
29/12/2007-BERTOLD BRECHT E BRINDISI - MAURO CRISTALDI - SPARTACO FERRI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
22/12/2007-CADUTA IMPERO ROMANO D’ OCCIDENTE - PAOLO VALENTINI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
22/12/2007-L’ INFAME OPERAZIONE KOSOVO - IVAN PAVICEVAC - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
08/12/2007-ILLUSIONE ALL’IDROGENO - ING. VINCENZO BRANDI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
01/12/2007-EVO MORALES È TRA NOI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
17/11/2007-PAPA LEONE PRIMO: PAOLO VALENTINI - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
17/11/2007-OPERAZIONE BALCANI: IVAN PAVICEVAC - MIRIAM PELLEGRINI FERRI.
10/11/2007-PAROLE- SUONI- IMMAGINI DELLA PENISOLA COREANA DIVISA DA OLTRE 50’ ANNI.
03/11/2007-L’ INACCETTABILE TURCHIA.
31/10/2007-TEODOSIO PRIMO - FEROCE SANGUINARIO.
20/10/2007-RICORDANDO IL CHE.
13/10/2007-L’ EROICO OTTOBRE DELLA R.P.D. DI COREA.
06/10/2007-90º ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE D’ OTTOBRE.
29/09/2007-DELEGAZIONE ITALIANA IN LIBANO.
15/09/2007-RISCALDAMENTO GLOBALE.
09/08/2007-ACHTUNG ! MINISTRO LIVIA TURCO - GIÙ LE MANI DALLA LEGGE 180.
18/01/2007-DONNE DI PALESTINA.
30/09/2006-PER I 100 ANNI DELLA C.G.I.L - OMAGGIO A GIUSEPPE DI VITTORIO.
30/03/2007-Omaggio a Kim Il Sung 17/6/2007 e Commento del Comitato Scientifico G.A.MA.DI. all’Onorificenza della R.D. di Corea a Miriam Pellegrini Ferri (con Prof. Mauro Cristaldi e Paolo Valentini)
16/06/2007-Omaggio al Presidente della R.D. di Corea, Kim Jong
09/06/2007-LA VOCE
27/01/2007-Da Jean Meslier a Friederich Engels
07/10/2006-Attraverso significative lettere la tragica vita di Slobodan Milosevic
04/02/2006-Laicità: Centenario in Francia, Quando in Italia?